- Fonte:
- Giorgio Bassani, Il signor Rovigatti, «Il giornale», 2 novembre 1951, p. 3.
«il signor Cesare Rovigatti [...] fu per più di vent’anni il ciabattino di casa nostra, a Ferrara [...]. Dal ’39 al ’43 (gli anni, all’incirca, della guerra), nella penuria di amicizie che per me distingue il ricordo di quel tempo, io mi recavo spesso a conversare con lui, nella sua bottega [...].
Eppure, a parte la politica, di cui, come ho detto, egli non amava troppo discorrere, e che tuttavia ci affratellava [...] c’erano molti altri temi di conversazione [...]. La letteratura, per esempio. [...] Lui non aveva tempo di tenersi al corrente: la Biblioteca Comunale la chiudevano alle 7 di sera, molto prima che la sua giornata di lavoro terminasse; ed era peccato, perché se il regolamento fosse stato fatto in modo che anche la povera gente, la gente che lavora, potesse, volendo, istruirsi, lui, scapolo com’era, avrebbe potuto approfittare con vantaggio di quel “pubblico servizio”.»
(Giorgio Bassani, Il signor Rovigatti, «Il giornale», 2 novembre 1951, p. 3. Il testo è stato poi raccolto in Racconti, diari, cronache (1935-1956), a cura di Piero Pieri, Milano, Feltrinelli, 2014).