- Fonte:
- Massimo Mila, Argomenti strettamente famigliari: lettere dal carcere 1935-1940, a cura di Paolo Soddu, introduzione di Claudio Pavone, Torino, Einaudi, 1999.
«Qui mi hanno già dato dei libri da leggere e cosí mi distraggo completamente dalla realtà che ho intorno; dormo anche molto.»
(Massimo Mila, lettera alla madre dalle Carceri giudiziarie di Torino, 16 maggio 1935, p. 6. Mila era stato arrestato il giorno precedente perché sospettato di far parte del gruppo clandestino di Giustizia e libertà)
«Io continuo a star benissimo: fortunatamente non fa caldo, e il sonno non m'abbandona mai: ogni notte faccio delle invidiabili dormite. Leggo sempre dei libri e i soliti giornali sportivi e illustrati. [...] Prendo anche aria e faccio del moto, i libri mi permettono di distrarmi quando non dormo o non mangio; ogni giorno faccio qualche esercizio di ginnastica svedese per non arrugginirmi.»
(lettera del 22 maggio 1935, p. 11-12).
«Io vivacchio sempre allo stesso modo e, a poco a poco, faccio l'abitudine a questa vita e tra poco mi dovrò sforzare per ricordarmi che si può vivere diversamente. In fondo, non c'è gran male a leggere tutto il giorno; con una regolare passeggiatina al mattino, e gli intervalli dei pasti; naturalmente, molto del mio benessere dipende dalla qualità dei libri che il bibliotecario riesce, con molta buona volontà e intelligenza, a trovarmi: qualche volta sono costretto a stordirmi leggendo ottusamente dei mediocri romanzacci, ma in genere, invece, ho dei libri buoni e divertenti; ultimamente, poi, un volume delle Cose viste di Ojetti mi ha fatto passare un'ottima giornata.»
(lettera del 25 maggio 1935, p. 15).
«Cara mamma,
questa settimana andava tutto bene, avevo avuto dei buoni libri e dei giornali, molte vostre lettere, ero stato interrogato – il che, in questo mio isolamento, è uno svago –, avevo avuto la visita del cappellano, insomma tutto andava bene, i giorni passavano in fretta senza che me n'accorgessi [...].
L'unica con la testa sul collo è nonna, che mi ha scritto una cara lettera, del tutto ragionevole e sensata da capo a fondo. [...] Le dirò, per sua consolazione, che qui ho avuto occasione di leggere molti libri assolutamente edificanti (cosí fossero stati altrettanto interessanti!), come Ben Hur e Quo vadis?, e che a leggere la sua lettera, in certi passi, mi pareva di non aver cambiato lettura e di continuare a leggere le prediche dell'apostolo Pietro nelle catacombe.»
(lettera del 14 giugno 1935 dal Carcere di Regina Coeli, dove Mila era stato trasferito alcuni giorni prima, p. 25, 27).
«Tra poco spero che mi venga concesso l'uso dell'inchiostro e della penna in cella; ho dei buoni libri e cosí faccio passare il tempo.»
(lettera del 17 giugno 1935, p. 29).
«Ho avuto la penna, l'inchiostro e un quaderno e mi sono fatto comperare il Metodo Lysle per il tedesco e un dizionario tedesco: cosí il pericolo d'annoiarmi è per sempre scongiurato. Poi ho sempre dei libri; con l'«Illustrazione Italiana» mi metto al corrente di tutto quel che avviene in giro, ho notizia dei libri che escono, delle commedie e dei film, e perfino dei programmi della radio.»
(lettera del 21 giugno 1935, p. 30-31).
«Io qui, e specialmente a Torino, ho avuto tempo di leggere tanti grandi libri che non avevo mai avuto tempo di leggere (e chissà quando l'avrei avuto), ho letto Goethe, ho letto Oriani, ho riletto Nievo, voglio leggere Platone e Rousseau, e tutto questo con un gusto, una soddisfazione che da tempo non provavo piú.»
(lettera del 24 giugno 1935, p. 32).
«Io non ho niente di nuovo da raccontare: studio tutto il giorno, o il tedesco, o la filosofia di Gentile, o la storia di Oriani. Il cappellano mi ha anche fatto avere un Orazio completo, se pure pudicamente espurgato, e un libro di Giacosa sui castelli della Val d'Aosta. Con l'«Illustrazione Italiana» mi tengo ampiamente al corrente di quel che succede in giro.»
(lettera del 28 giugno 1935, p. 36-37).
«Vedo che continui a affannarti inutilmente in tutti i modi: hai saputo che qui c'è una biblioteca speciale e mi chiedi se ne usufruisco. Ma si capisce; non te l'ho già detto mille volte, che ormai ho da leggere, ottengo ottimi libri? Ti prego per la centesima volta di smettere ogni preoccupazione per le mie condizioni qui: tutto quel che è possibile ottenere, ce l'ho, quel che non è possibile, non c'è lamentele che valgano a procurarlo, dunque mettiti in pace una volta per tutte. [...]
Io sto sempre bene; continuo a leggere e a studiare come un benedettino, e mi metto su all'ingrosso una cultura filosofica: adesso sto studiando l'Etica di Spinoza, che è, per colmo di complicazione, in latino. Ma ho anche letture meno massicce, tra l'altro, due altri volumi delle Cose viste, di Ojetti.»
(lettera del 26 luglio 1935, p. 56-58).
«E al mio professore [Augusto Monti] avete mandato i miei ringraziamenti e i miei saluti? Se gli scrivete, comunicategli le letture che faccio qui: Oriani, Gentile, Beccaria, Goethe, Rousseau, Sarpi, Spinoza, Locke, ecc. – Quando sono stufo di letture tanto serie, allora mi attacco a Ojetti, che mi fa fare ogni tanto, nonostante la scarsa allegria della mia situazione, qualche risata di gusto.»
(lettera del 29 luglio 1935, p. 59-60).
«In questi giorni, rileggendo Le crime de Sylvestre Bonnard, di Anatole France, pensavo che mi divertirebbe tradurlo, se si trovasse un editore disposto a pagarmelo anche poche centinaia di lire.»
(lettera del 12 agosto 1935, p. 69).
«Io sto sempre bene. Ho avuto finalmente dei libri, e cosí passo di nuovo il tempo.»
(lettera del 23 agosto 1935, p. 75).
«Qui non c'è niente di nuovo. Sto bene, e leggo continuamente. Siccome sono daie daie, piú libri leggo e piú me ne vien voglia di leggere, per approfondire certi argomenti, o semplicemente per curiosità, e faccio grandi progetti di acquisti, che poi fortunatamente non metto in pratica. [...]
Saluta tanto nonna, e abbracciala per me; ringraziala tanto della sua lettera, e spiegale che parlo meno frequentemente del cappellano, perché lo vedo raramente: è molto occupato, e viene quando può, portandomi sempre qualche libro o rivista.»
(lettera del 30 agosto 1935, p. 80).
«Qui non c'è niente di nuovo, salvo che il prezzo dei cibi cresce continuamente, e tutto va di nuovo alla diavola, come nel periodo di ferragosto: sono di nuovo lasciato senza libri, e da molti giorni non riesco piú a ottenerne né dalla biblioteca circolante – che circola malissimo – né facendomene comperare.»
(lettera del 4 ottobre 1935, p. 97).
«Cara mamma,
ho ricevuto molta posta arretrata e anche dei libri, cosí mi è ormai passata l'irritazione che mostravo nella mia ultima lettera e che ti avrà certo preoccupata.»
(lettera del 7 ottobre 1935, p. 98).
«Di' a nonna che il cappellano mi provvede spesso di letture estremamente edificanti: risultato nullo.»
(lettera del 20 dicembre 1935, p. 135).
«Io sto benissimo e da molti mesi sono di umore uguale e assai buono; barcamenandomi tra il potere civile e quello spirituale – voglio dire tra la biblioteca speciale del Direttore e quella del Cappellano – riesco ad avere sempre dei libri, e per tappare eventuali buchi ne tengo in riserva alcuni che ho comperato e non ancora letto.»
(lettera del 23 dicembre 1935, p. 136).