Calvino (1979b)

Fonte:
Italo Calvino, Romanzi e racconti, edizione diretta da Claudio Milanini, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Vol. 2, Milano, Mondadori, 1992.

«Lettore, è tempo che la tua sballottata navigazione trovi un approdo. Quale porto può accoglierti più sicuro d'una grande biblioteca? Certamente ve n'è una nella città da cui eri partito e cui hai fatto ritorno dopo il tuo giro del mondo da un libro all'altro. Ti resta ancora una speranza, che i dieci romanzi che si sono volatilizzati tra le tue mani appena ne hai intrapreso la lettura, si trovino in questa biblioteca.
Finalmente ti s'apre una giornata libera e tranquilla; vai in biblioteca, consulti il catalogo; ti trattieni a stento dal lanciare un grido di giubilo, anzi: dieci grida; tutti gli autori e i titoli che cerchi figurano nel catalogo, diligentemente registrati.
Compili una scheda e la consegni; ti viene comunicato che nel catalogo ci dev'essere stato un errore di numerazione; il libro non si trova; comunque faranno delle ricerche. Ne chiedi subito un altro: ti dicono che risulta in lettura, ma non si riesce a stabilire chi l'ha richiesto e quando. Il terzo che chiedi è in legatoria; sarà di ritorno tra un mese. Il quarto è conservato in un'ala della biblioteca chiusa per restauri. Continui a riempire schede; per una ragione o per l'altra, nessuno dei libri che chiedi è disponibile.
Mentre il personale continua le sue ricerche, tu attendi con pazienza seduto a un tavolo insieme ad altri lettori più fortunati, immersi nei loro volumi. Allunghi il collo a sinistra e a destra per sbirciare nei libri altrui: chissà che uno di costoro non stia leggendo uno dei libri che cerchi.
Lo sguardo del lettore di fronte a te, anziché posarsi sul libro aperto tra le sue mani, vaga in aria. Non sono occhi distratti, però, i suoi: una fissità intensa accompagna i movimenti delle iridi azzurre. Ogni tanto i vostri sguardi s'incontrano. A un certo punto ti rivolge la parola, o meglio, parla come nel vuoto, pur rivolgendosi certamente a te:
– Non si meravigli se mi vede sempre vagare con gli occhi. In effetti questo è il mio modo di leggere, ed è solo così che la lettura mi riesce fruttuosa. [...]
– La capisco bene, – interloquisce un altro lettore, alzando il volto cereo e gli occhi arrossati dalle pagine del suo volume, – la lettura è un'operazione discontinua e frammentaria. [...] Per questo la mia lettura non ha mai fine: leggo e rileggo ogni volta cercando la verifica d'una nuova scoperta tra le pieghe delle frasi.
– Anch'io sento il bisogno di rileggere i libri che ho già letto, – dice un terzo lettore, – ma a ogni rilettura mi sembra di leggere per la prima volta un libro nuovo. [...]
Interviene un quarto: – Se volete insistere sulla soggettività della lettura posso essere d'accordo con voi, ma non nel senso centrifugo che voi le attribuite. Ogni nuovo libro che leggo entra a far parte di quel libro complessivo e unitario che è la somma delle mie letture. [...] Da anni frequento questa biblioteca e la esploro volume per volume, scaffale per scaffale, ma potrei dimostrarvi che non ho fatto altro che portare avanti la lettura d'un unico libro.
– Anche per me tutti i libri che leggo portano a un unico libro, – dice un quinto lettore affacciandosi da dietro una pila di volumi rilegati, – ma è un libro indietro nel tempo, che affiora appena dai miei ricordi. [...] Nelle mie letture non faccio che ricercare quel libro letto nella mia infanzia, ma quel che ne ricordo è troppo poco per ritrovarlo.
Un sesto lettore che stava in piedi passando in rassegna gli scaffali a naso alzato, s'avvicina al tavolo. – Il momento che più conta per me è quello che precede la lettura. Alle volte è il titolo che basta ad accendere in me il desiderio d'un libro che forse non esiste. Alle volte è l'incipit del libro, le prime frasi... Insomma: se a voi basta poco per mettere in moto l'immaginazione, a me basta ancor meno: la promessa della lettura.
– Per me invece è la fine che conta, – dice un settimo, – ma la fine vera, ultima, nascosta nel buio, il punto d'arrivo a cui il libro vuole portarti. [...]
È venuto il momento che anche tu dica la tua. – Signori, devo premettere che a me nei libri piace leggere solo quello che c'è scritto; e collegare i particolari con tutto l'insieme; e certe letture considerarle come definitive; e mi piace tener staccato un libro dall'altro, ognuno per quel che ha di diverso e di nuovo; e soprattutto mi piacciono i libri da leggere dal principio alla fine. [...]
– Mi può far vedere? – domanda il sesto lettore, prende l'elenco dei titoli, si toglie gli occhiali da miope, li mette nell'astuccio, apre un altro astuccio, inforca gli occhiali da presbite e legge ad alta voce [...]».

(Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, p. 863-868. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta da Einaudi nel 1979).

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