- Fonte:
- Guido Calcagno, Domenico Gnoli bibliotecario (nel centenario della sua nascita), «Accademie e biblioteche d'Italia», 13 (1938/39), n. 2, p. 149-155.
«Due innovazioni nel campo bibliotecnico, allora assai limitato in Italia, si devono a Domenico Gnoli: la Sala di studio e il nuovo sistema di Catalogo generale alfabetico [nella Biblioteca nazionale di Roma]. Per separare dal pubblico più movimentato e meno esigente la schiera dei veri studiosi, fu istituita una Sala riservata, corredata di ricco materiale bibliografico di consultazione messo a loro diretta disposizione, dove non era imposto limite al numero delle richieste dei libri, che venivano ritirati solo quando il lettore non ne aveva più bisogno. Di questa sala fruirono largamente dotti italiani e stranieri, fra i quali ultimi ricordo il Gregorovius e il Mommsen che ebbero con lo Gnoli maggiore dimestichezza.
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L'onorarono nel suo ufficio le maggiori personalità della letteratura e dell'arte, stranieri e italiani che di passaggio per Roma venivano in Biblioteca o per loro necessità culturali o per visitarlo: ricordo fra gli altri molti Carducci, Pascoli e D'Annunzio, le cui non infrequenti visite erano subito segnalate dal personale di servizio il quale gareggiava nel riaccompagnare il poeta alla sua vettura che l'attendeva al portone, recando i volumi da lui presi in prestito e ricevendone in compenso mance più che regali. Il Re Vittorio Emanuele e la Regina Margherita lo ebbero assai caro. Venne a visitare la biblioteca il Re, pochi mesi dopo la sua assunzione al trono [agosto 1900]: il Sovrano volle tutto vedere e di tutto informarsi, in tutto rivelando una competenza insospettata. Le tre mostre di cui si è detto ebbero le visite minuziose e attente così del Re come della Regina Margherita: l'interessamento loro e il godimento che ne riportarono fu grande, e ampiamente e cordialmente manifestato.».
(Guido Calcagno, Domenico Gnoli bibliotecario (nel centenario della sua nascita), p. 152, 154-155).