Levi Della Vida (1966b)

Fonte:
Giorgio Levi Della Vida, Fantasmi ritrovati, Venezia, Neri Pozza, 1966.

«Quando mi accade (e mi accade piuttosto spesso) di pensare a colui che considero mio maestro [Leone Caetani], sotto il cui tetto e dietro il cui esempio si è maturato il mio ingegno, che ho amato e dal quale sono stato amato molto più che l’uno abbia mai detto all’altro, mi si stringe il cuore in un’amarezza sconfortata. Veramente, così come affermava nell’addio rivoltomi un anno e tre quarti prima di morire, la sua vita, nella quale per molti anni beni materiali, alte doti intellettuali, dirittura morale parevano unirsi armoniosamente per dargli felicità e gloria, è finita con un fallimento completo. [...]
La Fondazione Caetani per gli Studi Islamici [...], esiste sì, ma purtroppo sulla carta soltanto: dopo un primo anno di modesta attività, nel lontano 1927, l’aiuto finanziario che sarebbe dovuto giungerle dal fondatore durante l’intera sua vita venne meno; e non venne mai, lui morto, la dotazione promessa; la biblioteca è ancora presso a poco quella che era stata a mia disposizione mezzo secolo fa, giacché da quasi quarant’anni non si acquistano libri: e si sa bene che i fondi librari non aggiornati vanno gradualmente perdendo di valore. Nelle due sale (per vero alquanto scomode) che ospitano la Fondazione a palazzo Corsini un visitatore attento e curioso rintraccerebbe, oltre agli stampati e ai manoscritti orientali originali o riprodotti, migliaia e migliaia di schede e di appunti nella scrittura ordinata e regolare di Caetani, testimonianza di una lunga amorosa fatica della quale chi la sostenne non ha raccolto il frutto e che gli epigoni lasciano isterilire.»
(Giorgio Levi Della Vida, Fantasmi ritrovati, pp. 70-71)

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