- Fonte:
- Guido Piovene, Viaggio in Italia, Milano, Bompiani, 2017.
«A Cesena faremo un'ultima breve sosta.
Questa graziosa cittadina, circondata di bei frutteti, e perciò a primavera ravvolta di una nuvola d'alberi bianchi e rosa, addossata a un colle e dominata da una rocca che la include in parte, è nota anche nella cronaca delle ultime guerre, perché diede un buon numero di aviatori medaglia d’oro. Ivi ho raccolto molto di quel colore romagnolo, che ho poi versato in queste pagine solo in minima parte. Lo stesso assessore comunale che mi accompagnava era un tipo d'eccezione: mangiava la mattina, al risveglio, un piatto d'uova strapazzate con gli spezzatini d'agnello. La splendida biblioteca malatestiana di Cesena è il cuore della cultura della Romagna. Costituita, a metà Quattrocento, per ordine di Novello Malatesta sul fondo di una più antica biblioteca conventuale, nella scia di quella di San Marco a Firenze, è una perfetta creazione del genio del rinascimento. Non solamente per i codici corali miniati, incunaboli di gran pregio ch’essa contiene, ma per la stupenda sala, opera di Matteo Nuti, scolaro dell'Alberti. Col tempio malatestiano di Rimini, con il Palazzo Ducale di Urbino e con i più tardi palazzi degli Estensi a Ferrara è quanto di più puro ci abbia dato quel secolo in cui la cultura toccò l'estremo punto della raffinatezza. Già ho notato più volte che il nostro rinascimento forse raggiunse il massimo della perfezione in queste creazioni eccentriche, tra l'ultimo angolo delle Marche e la Romagna. Appare, la meravigliosa sala, con due file di colonne in fuga prospettica e i muri cui il tempo ha dato sfumature verdi e rosee. Difficile associare più distillata purezza a più slancio di fantasia. Vi fu bibliotecario Renato Serra, critico acuto e sensibile, in cui la tradizione culturale romagnola si rivelò ancora fertilissima e capace d'innesti moderni. Oggi, ultima meraviglia, vi si conserva un vasto piatto d'argento cesellato, della fine del IV secolo, di arte orientale-ellenistica, rinvenuto per caso nel dopoguerra. Nel prossimo municipio, i vecchi reggitori di Cesena fecero porre un'iscrizione, che non è per nulla bizzarra, e suona così: "Rappresentanti, ricordatevi – che governate degli uomini – che governar dovete colle leggi – che non governerete per sempre." Il senso della legge della vecchia Romagna trova in questa sentenza il suo sigillo. Terra densa di caratteri umani e poco incline allo standard del mondo d'oggi, la Romagna ha l'attrattiva di tutto ciò che difende se stesso e rifiuta di conformarsi.»
(Guido Piovene, Viaggio in Italia, pp. 307-308. La prima edizione fu pubblicata da Mondadori nel 1957)