- Fonte:
- Manara Valgimigli, Uomini e scrittori del mio tempo, Firenze, Sansoni, 1965.
«Il Pascoli attendeva allora, per l'editore Sandron di Palermo, a un'antologia scolastica, il Sul limitare, che uscì difatti nel 1899; e per questa antologia aveva bisogno di libri. E i libri chi poteva pensare il Pascoli glieli cercasse nella Biblioteca Governativa di Lucca, fornitissima, e glieli prendesse a prestito, e glieli mandasse o addirittura glieli portasse a Castelvecchio, più sollecitamente del ventenne Manarino scolaro? Le prime di queste lettere a me che qui si pubblicano riguardano appunto queste ricerche e richieste e questi pronti soccorsi.
Né a Lucca di giovani affezionati e devoti al Pascoli c'ero io soltanto; c'era anche, e proprio della Biblioteca Governativa, Gabriele Briganti, mio coetaneo e amicissimo. «Gabriele è il nostro arcangelo», mi diceva il Pascoli, pronto sempre a giocare e scherzare di nomi e soprannomi. Era di Ripafratta Gabriele, e tutte le sante mattine arrivava. «Questo libro, quest'altro» dicevo io; e se a Lucca il libro non c'era, si faceva venire di fuori. Un pascoliano più «attaccato» di lui al Pascoli (devo proprio dire così), credo non ci sia mai stato. [...]
La prima venuta del Pascoli in biblioteca, a Lucca, e il suo primo incontro con Gabriele furono il 19 dicembre 1896. Questa data deriva da un trafiletto di cronaca del giornale lucchese «Il progresso», scoperto da quell'infaticabile e sicuro ricercatore che è Felice Del Beccaro. Ricordo benissimo che il trafiletto («È stato qui in Lucca per ragioni di studio Giovanni Pascoli» ecc. ecc. Perciò la data va forse anticipata di qualche giorno: anche perché «Il progresso» era settimanale) lo scrivemmo al giornale, e quasi lo componemmo e imprimemmo sul torchio, io e Gabriele insieme.»
(Manara Valgimigli, Lettere di Giovanni Pascoli (1898-1906), in Uomini e scrittori del mio tempo, p. 253-268: 253-254)
«Caro Manara, affretta la copia e mandala con la nota delle spese di copiatura e di posta. Per carità! Se intanto hai trovato qualche cosa di bello o in versi o in prosa comunicamelo. Dì la stessa cosa al gentil Gabriele [Briganti]. Al quale dì pure che mi prepari allo stesso modo qualche poesia breve dello Shelley.»
(Giovanni Pascoli, lettera a Manara Valgimigli, Castelvecchio di Barga, 17 agosto 1898, ivi, p. 254)
«Ho bisogno di dirozzare l'antologia. Perciò prendi dal cav. [Eugenio] Boselli i libri che mi ha fatto venire, più da Gabriele ciò che ti darà avvertendolo che dia l'indicazione anche dell'opera donde sono estratte le singole poesie. Anche di questa già tradotta dello Shelley non so nulla. Più prendi, se c'è, una edizione del Romancero del Cid, con traduzione, o almeno un'edizione del Berchet che abbia anche le traduzioni dallo spagnolo. Più prendi di che commentare un passo o due delle Storie Fiorentine del Machiavello (Congiura dei Pazzi - Tumulto dei Ciompi - Battaglia d'Anghiari) e specialmente lo studio dell'Alvisi sul Maramaldo e altro che tu trovi sulla battaglia di Gavinana. E tutto ciò che credi conveniente. Ma sopra tutto prendi i libri dal cav. Boselli, al quale presenterai questo biglietto. [...]
Per venire, [...] avvisami della tua venuta e io in queste belle notti di luna sarò a Campia a prenderti, con un ragazzo che porterà i libri e così in casa troverai preparata la cena opipara.
Saluta affettuosamente il nostro Gabriele. [...] A proposito, scrissi subito al Sandron che mandasse al tuo indirizzo i quattrini per il copista.»
(Pascoli, lettera a Valgimigli, Castelvecchio di Barga, 31 agosto 1898, ivi, p. 255-256).
«Caro Manarino,
Fammi mandare qualche cosa, sopra tutto il David Lazzaretti di Giacomo Barzellotti. Ringrazia Gabriele e il cav. Boselli.»
(Pascoli, lettera a Valgimigli, Castelvecchio di Barga, 19 settembre 1898, ivi, p. 256).
«Carissimo Manarino, avrei bisogno dell'Aleardi! Poverino, non mi mandare al diavolo!
Abbi un po' di quella pazienza che a me abbonda. [...]
Tante cose al nostro Gabriel e al cav. Boselli e al tuo caro babbo. Come faccio a commentare Curradino!
Dimmi subito subito che capitolo è in Villani il primo trascritto: Come il giovane Curradino a sommossa etc.»
(Pascoli, lettera a Valgimigli, Castelvecchio di Barga, 25 settembre 1898, ivi, p. 257).
«Intanto procurami e mandami il Chiarini sulle Odi barbare e qualche altro libro analogo. Ma basta quello, a ogni modo. Ma subito.»
(Pascoli, lettera a Valgimigli, Castelvecchio di Barga, 8 agosto 1899, ivi, p. 259).
«Ho bisogno urgente delle opere di Aristotele, con la trad. latina. Capisci perché. Se hanno a Lucca l'ed. Didot, quella; se no ingègnati; sopra tutto mi occorrono le opere di fil. morale. Se vuoi, vienmele a portar tu stesso; ma ricordati! siamo stanchi e puliti; sicché potremo farci poco onore.»
(Pascoli, lettera a Valgimigli, Castelvecchio di Barga, 23 agosto 1899, ivi, p. 259).
«Ho ricevuto i libri. Li rimanderò presto. Aspettavo che tu dessi una capatina anche te, quassù.»
(Pascoli, lettera a Valgimigli, Castelvecchio di Barga, 28 agosto 1899, ivi, p. 260).
«Caro Manarèn, se questa cartolina ti arriva in tempo, prima della tua partenza, fa di portarmi non un libro ma una libra... di parmigiano. [...] Ti aspetto con impazienza.»
(Pascoli, lettera a Valgimigli, Castelvecchio di Barga, 31 agosto 1899, ivi, p. 260).