- Fonte:
- Giorgio Bassani, Di là dal cuore, Milano, Mondadori, 1984.
«Per il resto sto bene, e non m’annoio neanche. Sono riuscito a avere un certo numero di libri, perfino un libro di Momigliano, e li vado dividendo lungo tutte le ore. Certo che se potessi avere quelli che vi ho raccomandato di portarmi nella mia lettera precedente, mi sembrerebbe di utilizzare di più tutto questo tempo prezioso.»
(Giorgio Bassani, Di là dal cuore, p. 10)
«Il tempo passa con lentezza, ma non più col ritmo esasperante del principio. Allora lo strappo dalla vita era stato troppo brusco e violento. Ora mi vengo adattando a una condizione di esistenza in cui ogni più piccolo accadimento sparge intorno a me una specie di risonanza, di eco: come un breve suono entro un vasto silenzio. La giornata mi si riempie con poco, con questi scarsi avvenimenti suscitatori di infinite fantasie, di calcoli assurdi. La sera m’addormento, in genere, verso le nove, e faccio tutto un sonno fino alla sveglia del mattino dopo. Durante il giorno, quando non sono occupato in altro, leggo, leggo molto. Rileggo Dante, Manzoni, qualche altro classico. Ho trovato poi il Gil Blas di Lesage, una specie di romanzo-fiume del Settecento, e mi diverte come una volta mi divertiva Dumas. In quella lettera che non vi è pervenuta vi chiedevo di mandarmi alcuni libri di critica letteraria che stanno giù nel mio studio, credendo che si potesse. E sarebbe stato un gran sollievo poter continuare il corso delle letture che avevo avviato in questi ultimi tempi.»
(Ivi, p. 12)
«Cara mamma, ho ricevuto le tue lettere, che m’hanno fatto molto piacere. Sento anche da Valeria che ti stai rimettendo in forze, e questo è il più bel regalo che tu mi possa fare. Grazie per le squisite pietanze che mi mandi. Tutto è perfetto, e la tua mano maestra si sente dovunque. In questi giorni ho riletto Guerra e pace, e chissà perché pensavo spesso a te, voltando pagina. Certo, qualcosa di te circola nelle scene famigliari di quel gran libro. Eppoi il modo che ha Tolstoi di mettere in ridicolo quel suo tetro Napoleone è un po’ il tuo, popolare ed entusiasta, quello che dà tanto sui nervi al papà, che mira all’obbiettività storica. Insomma sei una gran donna, e hai un monte di qualità.»
(Ivi, p. 14)
«Sto bene, sono soltanto un po’ fiacco e debole, causa l’inazione e la noia che in certi giorni mi prende fortissima. Ma nel complesso, tra libri, giornali, parole incrociate, passeggiata, eccettera eccetera, mi sono organizzato abbastanza bene. Rimpiango però i miei libri, tutto questo tempo inutilizzato, e darei non so che cosa per avere di scrivere. Ho fatto domanda perché mi si possa mandare da casa una pipa.»
(Ivi, p. 19)
«Non ho altro da raccontarvi, se non che vedo diminuire con spavento la riserva di libri d’un qualche interesse per me. L’arrivo della «Gazzetta dello Sport» è sempre un momento molto importante, come quello che mi riallaccia in qualche modo alla vita. Catturo, portati sul vento, brandelli di giornale-radio, romanze d’opera, ed è tutto un lusso. Perché la noia, a volte, è insopportabile.»
(Ivi, p. 21. Questo gruppo di lettere, scritte da Bassani durante la reclusione nel carcere di Ferrara e dirette ai familiari, è apparso originariamente nel «Corriere della Sera» il 21 giugno 1981, per poi essere raccolto, con lievi varianti testuali, in Di là dal cuore).