- Fonte:
- Giani Stuparich, Cuore adolescente; Trieste nei miei ricordi, Roma, Editori riuniti, 1984.
«Montale preferivo vederlo da solo al Gabinetto Vieusseux, che allora aveva sede nell'antica chiesa di S. Maria Sovrapporta: era piú lui. Mi faceva scendere nel suo studio sotterraneo: in quell'ambiente «smorzato», κατὰ κύμβας, con la sua pipa piú da esteta che da fumatore, e quel suo palpito di palpebre nella faccia d'idolo, che accende e spegne lo sguardo in un vellutato ripetersi di variazioni sensibilissime, come il sorvolo di morbidi ritmi musicali su una pietra refrattaria (e la sua lirica non è forse qualche cosa di simile?), Montale mi faceva sentire la presenza d'una personalità ricca di prospettive e di meandri. E subito m'attraeva quel suo discorrere minuziosamente concreto e largamente allusivo, quella sua curiosità capillare lievemente scherzosa, come della schiuma sulla spiaggia, che, non s'avverte, ma è mossa dall'ansito del gran mare alle cui profondità ritorna.»
(Giani Stuparich, Trieste nei miei ricordi, p. 166. La prima edizione dell'opera uscì nel 1948 da Garzanti).