- Fonte:
- Walter Binni, La tramontana a Porta Sole: scritti perugini e umbri, 1942-1997, Firenze, Il ponte, 2017.
«Mentre scrivo queste brevi pagine nella mia casa romana, davanti al giardino di Villa Torlonia, di colpo mi ritrovo nella mia casa natale, nel nulla da cui qui a Perugia uscii tanti anni fa’ piccolo e ingenuo bambino, in una giornata di neve e di tramontana, di prima mattina, caldo nel letto e protetto dalle cure materne, ad ascoltare rapito la voce festosa di un giornalaio, a me noto come eroico combattente nella grande guerra da poco finita, che gridava: «Corriere dei piccoli, piccoli, piccoli, brr: che freddo»; o mi ritrovo, ragazzo, a una finestra aperta sul Monte Malbe e Monte Lacugnana accanto a mia madre (era il 1929, l’anno del “nevone”), ambedue sorpresi e commossi dalla vista inattesa del cielo divenuto improvvisamente tutto sereno e della luna che illuminava la vallata e i tetti colmi di neve, o mi ritrovo, pure in quell’anno, in un’aula del Liceo, a leggere, sotto il banco, i romanzi di Svevo, Gli indifferenti di Moravia o gli Ossi di seppia di Montale, sottraendomi cosí alle noiosissime lezioni di un vecchio e dotto professore di greco ma viceversa pronto ad accendermi alla lettura che il preside, il toscano Chiavacci, ci faceva a volte delle poesie di Michelstaedter («il porto è la furia del mare») o, adolescente, nella sala della Biblioteca Augusta (allora era nel palazzo comunale) a leggere antiche cronache perugine che alcuni vecchi inservienti mi portavano, riluttanti e brontoloni («sono libri difficili per la sua età»), e da cui traevo, oltre un esagerato orgoglio campanilistico, un rinforzo al mio nascente anticlericalismo.»
(Walter Binni, Perugia nella mia vita: quasi un racconto, in La tramontana a Porta Sole: scritti perugini e umbri, 1942-1997, p. 224-225)