La biblioteca del Kunsthistorisches Institut in Florenz rappresenta, insieme con la fototeca, una delle due anime dell’Istituto germanico di storia dell’arte e dell’architettura di Firenze.
Il primo esiguo nucleo librario venne fondato all’indomani della creazione dell’istituto, nel 1897, all’interno dell’appartamento privato del primo direttore Heinrich Brockhaus, in viale Principessa Margherita 21 (oggi viale Spartaco Lavagnini). L’inizio incerto e la scarsità di fondi che segnarono le prime fasi di vita del centro di ricerca fecero sì che il primo accrescimento si basasse prevalentemente sulla liberalità di editori e storici dell’arte. Le donazioni di Hermann Ulmann (1898), Gustav Ludwig (1905), Cornel von Fabriczy (1911) e Fritz von Harck (1918) consentirono alle collezioni di superare i 10.000 volumi già agli inizi degli anni ’10. Fino al 1912, anno in cui l’istituto venne trapiantato nella più capiente sede di Palazzo Guadagni, era lo stesso direttore in carica a occuparsi non soltanto delle acquisizioni, ma anche della gestione pratica della biblioteca. Al primo direttore dell’istituto, Heinrich Brockhaus, si deve il sistema di classificazione alfanumerica, che, seppur mutato nel corso del tempo, è alla base della collocazione sistematica vigente ancora oggi.
Con lo scoppio del primo conflitto mondiale l’istituto venne chiuso e il 26 agosto 1916, in seguito alla dichiarazione di guerra alla Germania, il suo patrimonio confiscato, affidato alla sorveglianza del soprintendente alle gallerie e ai musei fiorentini Giovanni Poggi e trasferito nei locali delle vecchie poste centrali, dove restò fino al 1927.
Riaperto nel 1922, venne riportato in Palazzo Guadagni solo nel 1927. Sebbene il sovvenzionamento ordinario da parte del Deutsches Reich riprese soltanto nel 1925, l’incremento delle collezioni non risentì dell’interruzione dei finanziamenti. Ancora una volta la munificenza privata e in particolare la donazione fatta da Fritz Gebhard nel 1929 consentirono di raggiungere la soglia dei 20.000 volumi nel 1931. Dopo la riapertura proseguì l’attività di risistemazione della biblioteca, iniziata prima della guerra dal direttore Hans von der Gabelentz, con il perfezionamento di un nuovo ordine sistematico ispirato a quello di Brockhaus, ma più idoneo alla nuova sistemazione per soggetto.
Negli anni Trenta, la biblioteca risentì dei mutamenti politici internazionali. Il numero complessivo degli acquisti calò rispetto al pur travagliato periodo precedente, mentre, in linea con le direttive politico-culturali del governo nazionalsocialista, aumentarono in proporzione le acquisizioni relative all’arte tedesca e ai rapporti fra la cultura tedesca e quella italiana. Nel 1944, per ordine del Ministero degli interni del Reich, il patrimonio librario dell’istituto venne prelevato e trasportato in Germania nelle miniere di salgemma di Kochendorf.
Ritrasferita in Italia al termine della guerra, la biblioteca restò dal 1949 al 1953 sotto il controllo dell’Unione internazionale degli istituti di archeologia, storia e storia dell’arte. Tornata sotto la gestione tedesca, fu diretta dalla storica dell’arte Sandra Vagaggini Galigani, con una rapida espansione dei fondi anche grazie all’interessamento del nuovo direttore dell’istituto Ulrich Middeldorf. Nell’arco di quindici anni il numero dei volumi raddoppiò, rendendo necessario un ulteriore cambio di sede, che si compirà, nel 1964, con il trasferimento in Palazzo Capponi-Incontri, ancora oggi sede della biblioteca.
Superata non senza danni l’esondazione dell’Arno del 1966, l’istituto passò nel 1970 alle dipendenze del Ministero federale tedesco dell’istruzione e della scienza. Sotto l’amministrazione statale tedesca, la biblioteca venne dapprima guidata da Peter Tigler (1971) e poi dall’attuale direttore Jan Simane (1996). In questo periodo l’istituzione andò incontro a due grandi trasformazioni: nel 1972 gli spazi dell’edificio di Palazzo Capponi-Incontri furono significativamente ampliati con l’inglobamento dell’adiacente Casa Rosselli e a partire dal 1993 il catalogo è confluito, con quello del Zentralinstitut für Kunstgeschichte di Monaco di Baviera e quello della Bibliotheca Hertziana di Roma, nel catalogo unico Kubikat, andando a formare il più grande database specializzato in storia dell’arte al mondo. Al Kubikat si è aggiunto, a partire dal 2011, anche il catalogo del Deutsches Forum für Kunstgeschichte di Parigi.
Nel 2002 l’istituto è entrato a far parte della Società Max Planck. Con un patrimonio librario che supera i 350.000 volumi tra monografie e riviste, il Kunsthistorisches Institut in Florenz è oggi una delle maggiori biblioteche specializzate nello studio della storia dell’arte al mondo.
Giovanni Petrocelli
Hans W. Hubert, L’istituto germanico di storia dell’arte di Firenze: cent’anni di storia (1897 - 1997), Firenze, Il Ventilabro, 1997.
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