- Fonte:
- Benedetto Croce, La letteratura della nuova Italia: saggi critici, vol. 4, Bari, Laterza, 1915.
Soltanto nel dicembre 1875 l'idea di una Società di storia napoletana, che aveva avuto un cominciamento di esecuzione nel 1844 per opera del Troya ed era stata riproposta nel 1861 in Consiglio provinciale da P. E. Imbriani, potè attuarsi. Lo statuto di fondazione porta le firme di Scipione Volpicella, del Capasso, del De Blasiis, del Minieri Riccio, del Carignani (autore di un libretto su Carlo di Borbone), di Vincenzo Volpicelli e di Luigi Riccio (gli ultimi due, cassiere e amministratore benemeriti). I soci furono molti, così dell'aristocrazia come della borghesia; non studiosi di professione, ma amanti degli studi o, semplicemente, amanti del decoro della propria città. La società ebbe, negli anni seguenti, una sede propria e formò una biblioteca (anche per acquisti o doni di collezioni private preesistenti), ricchissima di libri, manoscritti e pergamene, alla quale furono poi unite nel 1894 la Biblioteca comunale e quella relativa ai vulcani e ai tremuoti (storica anch'essa, in un paese che ha ospite il Vesuvio), già del Club alpino.
(Benedetto Croce, La letteratura della nuova Italia, vol. 4, p. 302)