- Fonte:
- Francesco Guccini, Non so che viso avesse: la storia della mia vita, Milano, Mondadori, 2010.
«Altri anni e altre letture. A Bologna la biblioteca più frequentata negli anni Settanta fu quella della Johns Hopkins University, così più moderna rispetto all'Archiginnasio e informale come solo apparentemente gli americani sanno fare. Ci si poteva addirittura andare dentro con il caffè o la bibita, ci si poteva fumare (allora; si osasse adesso, si verrebbe linciati). Che bello scoprire che una biblioteca non era un temuto e claustrale luogo di pena dove diffidavano di te, molto restii nel consegnarti un libro, ma poteva anche avere piacevolezze mondane. Là ti prestavano i libri così, facile, con il solo dare il tuo nome, cognome e indirizzo, una pacchia sconosciuta alle più ringhianti biblioteche italiane. Si portavano a casa libri di colorati spartiti americani, e c'era in aggiunta la possibilità di incontrarli dal vivo, questi americani. Ma americane era meglio.»
(Francesco Guccini, Non so che viso avesse, p. 101).
«Un americano verace non lo incontravi tutti i santi giorni, se non quelli della Hopkins, ancora anco loro quasi tutti in giacca e cravatta, tu là a frequentare the Library dove, incredibile a dirsi, non solo potevi portar dentro cochecole ed altri generi di primo conforto ma ti permettevano anche di fumare le tue scarse paglie, una ceneriera per desco, cosa vietatissima nelle nostrali biblioteche, e allora a Cittanòva tutti i Giovani Leoni la conoscevano, la biblioteca dell'USIS (United States Information Service) un po' forse una succursale della CIA. Là ce n'erano a pacchi, di amerindi, ma non è che ti filassero tanto.»
(Francesco Guccini, Cittanòva blues: romanzo, Milano, Mondadori, 2003, p. 140).
«Ho un buon ricordo anche della biblioteca della Johns Hopkins University di Bologna, che frequentavo da studente, perché l'accesso era molto semplice, si prendevano i libri direttamente dagli scaffali e si portavano a casa esibendo soltanto un documento d'identità. Io amo le situazioni poco complicate e rilassanti [...].
E oggi, ti capita ancora spesso di entrare in qualche biblioteca?
A volte, ma non più come da ragazzo, quando la necessità di ricorrere alla biblioteca pubblica era anche di natura propriamente economica. Oggi, che non sono
ricco, ma almeno posso permettermi di comprare i libri che voglio e che mi servono, preferisco leggere e scrivere a casa mia».
(Rino Pensato, L'Eden è una biblioteca di libri non letti: libri e biblioteche nella realtà e nell'immaginario di Francesco Guccini, cantautore, scrittore, ma soprattutto lettore [intervista], «Biblioteche oggi», 11 (1993), n. 2, p. 54-59: 56).