- Fonte:
- Giovanni Pascoli, Lettere agli amici lucchesi, a cura di Felice Del Beccaro, Firenze, Le Monnier, 1960.
«Carissimo signor Briganti, mi faccia il favore – poiché è tanto buono – di dire al cav. [Eugenio] Boselli – che saluterà tanto – che mi faccia venire da qualche altra biblioteca un'edizione (credo, Gautier) della Chanson de Roland, e sopra tutto Canti Greci e Illirici del Tommaseo, e la Légende des Siècles di Victor Hugo. Ella mi raccolga, di grazia, sollecitamente qualche bel fiore esotico o semplicemente straniero – inglese, francese, tedesco – da tradursi o tradotto.
Mi aiuti! Dica tante care cose a Manara [Valgimigli]. Presto può darsi che mandi bozze da collazionare con buone edizioni – di Machiavelli e Varchi.
Riverisca il cav. Boselli [...].
Ci sono costì le opere (quali?) di G. Barzellotti? Specialmente il David Lazzaretti.»
(Giovanni Pascoli, cartolina a Gabriele Briganti, [Barga 19 agosto 1898], in Lettere agli amici lucchesi, p. 341-342. L'edizione comprende solo una scelta delle lettere a Briganti conservate).
«Dí qualche cosa a Gabriele, e avvisalo che avrò molto bisogno della biblioteca e di lui.»
(Pascoli, cartolina a Alfredo Caselli, [Messina 25 giugno 1900], in Lettere ad Alfredo Caselli (1898-1910), edizione integrale a cura di Felice Del Beccaro, [Milano], Mondadori, 1968, p. 50. Il volume delle Lettere agli amici lucchesi ne comprende solo una scelta).
«Mio caro Gabrielino, grazie del Chiarini. Grazie dei libri promessi. La morte d'Artù ce l'ho già e nella rid. e nella trad. del Teza. Vorrei qualcuna di quelle poesie uso Siamo sette di Wordsworth, che ho tradotta tralasciando l'insulsa prima strofa. Qualche cosa di Longfellow. Coraggio. Mi aiuti. E mi prepari, con l'aiuto del carissimo Antonio [Valgimigli] e del cav. Boselli, che speriamo di salutar presto comm., Plutarco nel testo Didotiano e nella trad. dell'Adriani; e il passo del Cavallotti delle due navi dei Mille perdutesi di vista, e la vita di Garibaldi del Guerzoni, e qualche cosetta d'agricolo o no, ma toscano. Io sono innamorato del Nieri. È de' primi. È superiore e di molto al Fucini. La sua madre che scrive al soldato è immensa. È già presa. Mi perdonerà, il Nieri, e mi darà querela per appropriazione indebita, ma dopo! Intanto lasci fare. Mi aiuti, dolce Gabrielino. E faccia presto a decidersi con Alfredo a fare la scampagnata e portarmi i libri – in quella valigetta nera che non so chi l'abbia –.»
(Pascoli, lettera a Briganti, Castelvecchio di Barga 18 luglio 1900, in Lettere agli amici lucchesi, p. 344-346. Di Giuseppe Chiarini aveva chiesto, in una lettera precedente, Le terze «Odi barbare» di Giosue Carducci, uscito nella «Nuova Antologia» del 1° novembre 1889).
«Dí al caro Gabriellino che mi mandi lo Zanella e l'Aleardi e L'agonia di Roma di N. Tamassia e i canti del Nieri.»
(Pascoli, cartolina a Caselli, [Barga 24 luglio 1900], in Lettere ad Alfredo Caselli, p. 56. L'ultimo riferimento è probabilmente a Idelfonso Nieri, Vita infantile e puerile lucchese, Lucca, Giusti, 1898).
«Carissimo Alfredo, non ho ricevuto il Tamassia. Lo consegnasti a un barrocciaio di Barga? Male! [...] Aspetto a gloria anche il Nansen. Ti scriverò poi a lungo, sí a te e sí al Betti [Adolfo] e sí a Gabriele. [...] Voglia Dio (non quello di Barga!) che oggi riceva il Nansen!»
(Pascoli, cartolina a Caselli, [Barga 8 agosto 1900], ivi, p. 58).
«Mio carissimo Alfredo, del Tamassia non si sa nulla. Ho fatto fare una piccola inchiesta a Barga: nulla. Al Ponte di Campia non fu davvero consegnato. Come è? Cerca di ritrovare l'infido e porco barrocciaio. Il Nansen? Oh!...»
(Pascoli, cartolina a Caselli, [Barga 10 agosto 1900], ivi, p. 59).
«Mio carissimo Alfredo, ho chiesto il Nansen a Roma. Ne ho bisogno per un poemetto riguardante la morte del re, da stampare sulla Tribuna. Non te ne occupar piú. Il Tamassia lo ebbi da Celestino [Conti barrocciaio] che è un galantuomo. Non ti affliggere. Io non ebbi impazienze, ma timore.»
(Pascoli, cartolina a Caselli, [Bagni di Lucca 12 agosto 1900], ivi, p. 60).
«Non so se t'abbia scritto che ho avuto il Nansen e che m'è tutt'altro che superfluo, perché da Roma non me l'hanno mandato. Speriamo di fare qualcosa di degno. E grazie. Uno di questi giorni rimando tutta la biblioteca.»
(Pascoli, lettera a Caselli, Castelvecchio 17 agosto 1900, ivi, p. 61-62).
«Presto spedisco i libri a te, che li darai poi a Gabrielino.
Va bene? Scusa il tuo povero amico pieno di brighe e molto desideroso, e molto invano, di pace e di sonno.»
(Pascoli, lettera a Caselli, Castelvecchio 11 settembre 1900, ivi, p. 69).
«Dí al caro Gabrielino che sto incassando i libri del Boselli.
Digli che gli scriverò.»
(Pascoli, lettera a Caselli, Castelvecchio di Barga [27 settembre 1900], ivi, p. 74).
«Saluta Gabrielino al quale oggi o domani mando il Guerzoni e l'opuscolo.»
(Pascoli, cartolina a Caselli, [Barga 13 ottobre 1900], ivi, p. 76).
«Caro Alfredo, ti mando i libri che vorrai consegnare a Gabrielino. Manca l'opuscolo di Nino Tamassia che manderò domani per posta.
[...]
Digli che riscontri, a Gabrielino.»
(Pascoli, lettera a Caselli, [Castelvecchio ottobre 1900], ivi, p. 77).