Al principio del Settecento l’Università pisana non aveva ancora una propria biblioteca, mentre i collegi accademici sorti sul territorio ne erano forniti già dal secolo precedente. La prima apertura effettiva della biblioteca al pubblico accademico risale al 1742, nella sede allora ubicata in via Santa Maria, l'attuale Domus Galilaeana. La necessità fu quella di avere una raccolta generale ed eterogenea, al fine di soddisfare i bisogni di studenti e docenti.
La storia della raccolta è scandita da importanti donazioni e acquisizioni. Il nucleo fondativo è rappresentato dalla cessione all’Università di Pisa, per volontà testamentaria, della biblioteca privata del docente Giuseppe Averani (1662-1738). Nel 1757 il granduca di Toscana, Francesco Stefano di Lorena, fece acquistare circa 6000 volumi di interesse archeologico e antiquario appartenuti all’erudito fiorentino Anton Francesco Gori. Più tardi, il nuovo granduca Pietro Leopoldo di Lorena assegnò all’Universitaria, nel 1771, molte opere provenienti dalla Biblioteca Medicea-Palatina-Lotaringica (le cui raccolte confluirono poi alla Magliabechiana). Durante il periodo della dominazione francese vennero in parte incamerati i volumi del Collegio della Sapienza e del Collegio Ferdinando.
La Biblioteca ha un proprio archivio a partire dal 1783, allora diretto da Cesare Malanima. Nel 1989, le carte relative all’amministrazione e alla contabilità degli anni 1783-1939, sono state versate all’Archivio di Stato di Pisa, ma nella Biblioteca è ancora conservata (nel fondo manoscritti) la documentazione relativa ai movimenti librari, le spese e la gestione dei primi bibliotecari, tra gli anni 1771 e 1848. Per gli anni dal 1861 al 1975 si conservano i registri cronologici di ingresso e per il periodo 1940-1975 sono disponibili, tra le altre, le informazioni relative alle statistiche, ai prestiti e all’ordinamento della biblioteca.
In merito alle notizie relative all’uso della biblioteca, è noto che al momento dell’apertura la biblioteca era accessibile tre giorni alla settimana e per poche ore al giorno. Fino al 1777, secondo il regolamento stilato dal primo bibliotecario Giovanni Gualberto de Soria, non era previsto il servizio di prestito. Il nuovo regolamento del 1825 ad opera del bibliotecario Piazzini fissò la durata del prestito (per il pubblico accademico), a non più di due mesi, escludendo i volumi “per gli esami di ammissione”.
La biblioteca fu inoltre tra le prime in Italia a rimanere aperta al pubblico anche nelle ore serali. L’ampliamento dell’orario si ebbe soprattutto per interessamento del docente Ippolito Rosellini, che lo ottenne per la prima volta in occasione del primo Congresso degli scienziati in Pisa del 1839. In questa circostanza, 239 scienziati iscrissero il proprio nome nei registri di consultazione, assieme a personalità di prestigio anche femminili. Rosellini riuscì inoltre ad ottenere che la biblioteca rimanesse aperta dal 15 novembre al 15 marzo dalle 18 alle 21. L’apertura serale cessò nel 1842, ma il successo riscontrato fu notevole dato che gli utenti erano quasi tutti scolari dell’Università e che riempivano l’intera sala di lettura (con una media di 35 lettori sia la mattina che la sera). Nel biennio 1839-1841, ad esempio, i volumi dati in prestito o consultati furono circa 8.000. Dal 1853 la biblioteca tornò ad essere aperta anche la sera e per istanza degli studenti dal 1859 le aperture serali furono prolungate anche ai mesi di aprile e maggio. In questo periodo gli ufficiali preposti al servizio della biblioteca erano sette e per ciascuno conosciamo le modalità di assunzione, le specifiche mansioni e il relativo stipendio. All’alba dell’Unità di Italia nel 1860-1861 la Biblioteca registrò 9.000 lettori e poco meno di 12.000 prestiti, con un patrimonio di circa 60.000 volumi. Grazie alle statistiche del Ministero della Istruzione pubblica sappiamo che nel 1870 il numero dei lettori fu 11.970 e le opere date in lettura 13.688, mentre nel 1871 ci furono 12.230 lettori e 12.378 furono le opere date in lettura. Numeri ragguardevoli se si pensa che all’epoca la città contava 26.000 abitanti e il corpo degli studenti – dell’Università e degli istituti inferiori – si aggirava intorno ai mille. Le statistiche del 1894 vedono la biblioteca aperta 6 giorni a settimana e con un numero medio annuo di lettori pari a 18.503.
Durante il secolo scorso, la biblioteca è stata generalmente aperta per sei giorni a settimana. Almeno fino alla fine degli anni Ottanta il servizio di prestito era concesso agli studenti dell’Università di Pisa che fossero in possesso di malleveria e ai residenti della provincia di Pisa previo versamento di 10.000 lire come deposito cauzionale. Nel corso del Novecento la biblioteca, ha rappresentato un fondamentale punto di riferimento per numerosi studiosi, anche in virtù di una raccolta improntata alla cultura generale, vasta ed eterogenea.
La sede della Biblioteca ha subito diversi spostamenti. Già nel 1795 il docente Malanima propose, data l’elevata quantità di volumi e le necessità degli studenti, il trasferimento proprio nel R. Collegio della Sapienza che già ospitava la piccola libreria del medesimo. Soltanto nel 1823 la proposta venne attuata e da quella data la sede della biblioteca è stata il palazzo della Sapienza in via Curtatone e Montanara. Dal 29 maggio 2012, a seguito del terremoto che ha colpito l’Emilia, ne è stata disposta l’immediata chiusura. Il 12 gennaio 2015 la Biblioteca ha riaperto al pubblico presso la succursale situata nel palazzo di San Matteo opportunamente rifunzionalizzata. Solo nel febbraio 2021 hanno avuto inizio i lavori per consentire di riportare la biblioteca nel Palazzo della Sapienza, voluto nel 1489 da Lorenzo il Magnifico.
Letizia Vagli
Sito della Biblioteca: <http://www.bibliotecauniversitaria.pi.it/it/index.html>
Anagrafe biblioteche italiane: <https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-PI0112>
Stefano De Rosa, Una biblioteca universitaria del secondo '600: la Libraria di Sapienza dello Studio pisano (1666-1700), Firenze, Olschki, 1983.
Biblioteca universitaria di Pisa: guida ai servizi e alla conoscenza dei fondi, a cura di Lidia Amato Sargentini, Lucca, Maria Pacini Fazzi, 2001.
Archivi di biblioteche: per la storia delle biblioteche pubbliche statali, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2002, p. 169-175.
Alessandro Volpi, La Biblioteca Universitaria, in Storia dell’Università di Pisa, a cura della Commissione rettorale per la storia dell’Università di Pisa, vol. 2.3: 1737-1861, Pisa, PLUS, 2000, p. 1045-1107.