- Fonte:
- Mario Girardon, Venezia. II, «La Voce», 2, n. 32 (21 luglio 1910), p. 363-364.
«La Biblioteca Marciana
Sono passati circa cinque anni, dacchè la Biblioteca Marciana venne trasportata nel vecchio Palazzo della Zecca, a specchio della laguna, come Petrarca l’avea immaginata. Il [Carlo] Frati, bibliotecario successo al [Salomone] Morpurgo, l’ha benissimo riordinata. Egli ha sistemato i cataloghi a casellario, correggendo e fondendo le precedenti a volumi e schede Staderini, ponendo i cataloghi in sala di lettura; ha diviso gli incunaboli veneziani dai non veneziani; ha sceverato i completi dagli incompleti. Occorrerebbero ancora restauri a libri rovinati, ma mancano abili restauratori. La suppellettile libraria è vastissima e proviene da fonti diversissime: da conventi soppressi, da biblioteche lasciate in eredità, da acquisti. Negli ultimi tre anni sono entrati alla Marciana 20000 volumi. Naturalmente l’arte e l’arte veneta in modo speciale, la letteratura e storia, e quelle venete in modo particolare, sono state le categorie preferite. Non mancano però le principali opere dei grandi filosofi, ma certo v’è una soverchia preponderanza di opere di erudizione e filologia. Molto giustamente si è severi nella compera di romanzi e di poesie: ma purtroppo ci si attiene un po’ al criterio degli autori arrivati alla fama e se ne comperano le ultime opere spesso non le migliori. Vi sono eccezioni e diseguaglianze curiose: per esempio, tutto Maupassant e soltanto tre o quattro volumi di Balzac. Ma l’opera amorosa del Frati è sempre da lodare, data soprattutto la scarsa dotazione di 20000 lire.
Il concorso del pubblico
Il concorso dei lettori, e soprattutto dei lettori locali non è proporzionato all’importanza della Marciana: esso è inferiore a quello di altre biblioteche d’entità senza confronto minore.
La media giornaliera dei visitatori è di circa un centinaio nel periodo invernale, e di una cinquantina nel periodo estivo: l’affluenza aumenta nei mesi di primavera e prima estate quando in Venezia si riversa il mondo cosmopolita. Frequentate sono le sale riservate. Vero è che tra i lettori [...] molti curiosi e semi-oziosi [...] l’Indicatore generale per trascrivere indirizzi, di riviste illustrate di carattere popolare o di libri di frivolo argomento, ma questi individui si tende costantemente ad allontanarli col rifiutare loro le opere o col non ammetterli addirittura alle sale: in questo numero sono dei giovani frequentatori di ginnasi e di scuole tecniche che verrebbero a meditare sul Baffo e sul Casanova. Il numero delle opere date in prestito in città in uno degli ultimi anni (scelgo la cifra più alta) è di circa 2000 libri: pochini se si considera che la città ha circa 200.000 abitanti, e che molti libri sono richiesti da forestieri; molte opere sono prestate fuori della città.
Le letture sono ecletticissime, soprattutto di materia letteraria e artistica, poco la critica, poco le scienze sociali e giuridiche, pochissimo le filosofiche. Nelle lettere: letterature antiche e classiche e la ricca produzione moderna nazionale e forestiera; nell’arte: testi e monografie artistiche, italiani, francesi, tedeschi, inglesi: adorato il Ruskin! scarse le letture di buona poesia. Faccio alcuni nomi degli scrittori più letti: Hugo, Zola, Maupassant, Flaubert, France, Bourget, Taine, D’Annunzio, Fogazzaro, Verga, Serao, Baretti, Neera, Deledda, Butti, Tolstoi, Gorki, Ibsen, Suderman, Dostoyewski, Goethe, Pascal, Carlyle, Nietzsche, Marx, Barzini, Negri, Pascoli, Panzacchi, Stecchetti, Luzio, Abba, Del Lungo, Castelnuovo Enrico, Carducci, Graf, Ojetti, De Amicis, Manzoni ecc. Come ho detto scarsissime le letture filosofiche: su 20.000 richieste solo una settantina saranno di scienze speculative che metafisica vera. Predominante la lettura dei positivisti, e prescelti Spencer e Ardigò. Qualche rarissima avis, professore di liceo o libero studioso, consulta il Kant, l’Hegel, lo Spinoza ecc. nella collezione curata dal Croce.
Le riviste: molte, oltre cento cinquanta, ma poche le importanti. Pochi i desiderata e s’aggirano per lo più su libri di storia, di grammatica, di giurisdizione, di linguistica, di arte, di sociologia: ci si sente spesso lo zampino degli insegnanti. Di filosofia solo due libri in 20 anni (!) e richiesti anche da un pastore evangelico tedesco! Povera e nuda...».
(Mario Girardon, Venezia. II, «La Voce», 2, n. 32 (21 luglio 1910), p. 363-364: 363)