- Fonte:
- Giulio Bertoni 1878-1978, Modena, Aedes Muratoriana, 1979.
«Ma poi, anche a chi lo riguardi sotto il profilo dell’erudizione, l’interesse del Bertoni agli studi provenzali si scopre radicato in una dimensione umana che salda la cultura alla vita. [...] A chiarire questo punto nel modo più elementare e diretto, mi si perdoni di condiscendere a un ricordo personale: ch’è poi il ricordo del mio primo incontro con il nome di Giulio Bertoni. Avevo otto anni, quando mio padre portò a casa il quarto fascicolo della «Cultura» diretta da Cesare De Lollis, e sulle sue pagine mi fece vedere un articolo del Bertoni, intitolato Un ignoto provenzalista modenese: Carlo Roncaglia. «Guarda qui – mi disse –: si parla del tuo bisnonno». [...] Mi accennò a un importante manoscritto di poesie trovatoresche conservato nella nostra città, alla Biblioteca Estense: il bisnonno doveva averlo visto e forse studiato, come ora lo stava studiando quest’altro modenese, il professor Giulio Bertoni, tanto bravo che lo avevano chiamato a insegnare in Isvizzera e poi all’Università di Torino, ma che veniva spessissimo a Modena, dove passava le giornate in biblioteca, e là mio padre lo incontrava.
Là lo incontrai io pure, alquanti anni dopo, quando, entrato al Liceo, cominciai a frequentare la biblioteca. Si interessò ai miei studi, con tanta affabilità e benevolenza che io osai chiedergli consiglio su qualche lettura adatta a introdurmi in quel mondo dei trovatori pel quale m’era rimasta e si veniva ravvivando la curiosità. Sorridendo (gli occhi chiari dietro gli occhiali a pinza), mi suggerì di leggere le Osservazioni del Galvani: un libro del 1844! Stupito, domandai se non esistessero, sui trovatori, studi più recenti. Mi rispose che molti ne esistevano, e tra gli altri i suoi, ma intanto gli pareva bene ch’io cominciassi da quel vecchio libro. Perché? Semplice: di lì aveva cominciato lui, perché Galvani era modenese. La cultura autentica non può essere un universale astratto, disponibile a incarnarsi non importa dove e non importa quando: essa ha sempre radici in particolarità concrete, in «occasioni», della natura e della storia. Questa press’a poco, la spiegazione; ma le parole, che non saprei ora ripetere, erano più alla buona.»
(Aurelio Roncaglia, Giulio Bertoni provenzalista, in Giulio Bertoni 1878-1978, p. 92-93)