Dionisotti (1989)

Fonte:
Carlo Dionisotti, a cura di Fausto Gimondi, «Autografo», 6, n. 18 (ottobre 1989), p. 77-86.

«Nel 1941 lei si trasferì a Roma. Iniziò così la sua spiemontesizzazione. Quale fu il motivo che la spinse a lasciare il Piemonte?

Torino non ha importanza nel Rinascimento: entra nella cultura italiana tardi, fra Cinque e Seicento. Il primo poeta italiano che casualmente capita a Torino è Tasso; il primo ospite della corte è Marino. Il recupero dell’eredità rinascimentale, artistica e letteraria, fu tardo e inevitabilmente parziale: altri erano i propositi e compiti dello stato sabaudo. Chi studia il Rinascimento è costretto a cercare altrove il materiale che gli occorre. Così dovetti fare io, prima e dopo la laurea, e le ore passate a Venezia, nella biblioteca Marciana, a Roma, nella Vaticana, nella Vittorio Emanuele e nell’Angelica, in parecchie altre città dove potevo trasferirmi per breve tempo durante le vacanze, furono le più belle della mia vita di giovane studioso. [...] Irresistibile era l’attrattiva della Biblioteca Vaticana, ancora aperta e disponibile come in tempo di pace.».

(Carlo Dionisotti, p. 81-82)

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