- Fonte:
- Carlo Ginzburg, Conversare con Orion, «Quaderni storici», 36, n. 3 (dicembre 2001), pp. 905-913.
«Orion (pronunciato all’inglese, Oraion) è il nome del programma su cui si basa il catalogo on-line della Research Library della University of California at Los Angeles (UCLA). Per estensione, Orion – oggi sostituito da una versione che pretende di essere più progredita, Orion 2 – ha finito col designare il catalogo stesso. In fatto d’informatica sono purtroppo un analfabeta. L’uso di Orion di cui parlerò si basa su pochi comandi elementari, forse usati in maniera impropria. Dico «forse», perché ho l’impressione che i cataloghi di una biblioteca (e quelli elettronici non fanno eccezione) siano stati pensati, da sempre, per permettere a coloro che li usano di trovare quello che cercano. Anch’io li uso così. Ma li uso anche molto spesso per uno scopo diverso, se non opposto: trovare ciò che non cerco affatto, anzi ciò di cui non sospetto nemmeno l’esistenza.
[...] Ignoro quanti studiosi passino una parte considerevole del loro tempo girovagando a caso nei cataloghi, elettronici o cartacei, delle biblioteche. Ma dato che faccio parte di questo gruppo, piccolo o grande che sia, proverò a spiegare le implicazioni e i possibili vantaggi di questo modo di procedere. [...]
Tre anni fa ho scritto un saggio su Voltaire che sarà presto pubblicato (Blacks, Jews, and Animals: Voltaire and the Eighteenth-Century Origins of Multiculturalism). Nel corso della ricerca provai a fare un piccolo esperimento. Scelsi un passo a caso, collocato quasi all’inizio del Traité de métaphysique di Voltaire. [...]
Per Voltaire e per i suoi lettori ogni parola di questo passo s’inseriva in una rete di riferimenti e di associazioni che ci è nota solo imperfettamente. Forse – pensai – il catalogo on-line della biblioteca di UCLA avrebbe potuto aiutarmi a identificare, per lo meno in via congetturale, qualche elemento meno noto di questa rete. Decisi di circoscrivere la ricerca partendo da un nome proprio, più precisamente dal nome proprio meno banale tra quelli ricorrenti nel passo: Cafrerie [...] Chiesi a Orion «fnt Cafrerie» e «fkw Cafrerie», ossia: cerca quali libri nel catalogo di UCLA presentino la parola «Cafrerie», sia nel titolo sia come nome d’autore (le sigle significano «find name and title», «find keywords»). In entrambi i casi la risposta fu: nessuno. Riprovai con la parola «Cafres». Sullo schermo apparvero 13 risultati. Quello più antico dal punto di vista cronologico era Jean-Pierre Purry, Mémoire sur le Pais des Cafres, et la Terre de Nuyts, par raport à l’utilité que la Compagnie des Indes Orientales en pourroit retirer pour son Commerce, Amsterdam 1718. Il titolo m’incuriosì, l’autore mi era perfettamente sconosciuto. Cercai il libro tra gli scaffali: si trattava di una fotocopia dell’edizione originale, legata con un altro testo, anch’esso in fotocopia, dello stesso autore, intitolato Second Mémoire sur le Pais des Cafres, et la Terre de Nuyts, Amsterdam 1718. Scorrendo le pagine del libro pensai che l’autore, senza dubbio un fautore dell’espansione coloniale europea, e quasi certamente un protestante, sarebbe stato un test ideale per la tesi di Max Weber sull’etica protestante e lo spirito del capitalismo. Dalla comparsa del titolo del primo Mémoire sullo schermo di Orion saranno passati sì e no dieci minuti. Sono tornato a Voltaire. La possibilità che Voltaire potesse aver letto Purry mi era passata di mente. Non vedevo l’ora di mettermi a lavorare su Purry. La ricerca su di lui è andata avanti: un primo resoconto è uscito da poco, negli atti di un convegno sulla globalizzazione tenutosi a Istanbul. Sto lavorando a una versione più ampia, che spero diventi un breve libro.
[...] Il vagabondaggio dello storico attraverso i cataloghi (elettronici o cartacei) non è troppo diverso da quello di un fotografo che cammini per una città pronto ad afferrare in un’istantanea una realtà contingente e fuggevole. [...] E in ogni caso al riconoscimento di un tema di ricerca promettente (l’istantanea) deve necessariamente seguire il film: fuor di metafora, la ricerca.»
(Carlo Ginzburg, Conversare con Orion, pp. 905-908, 912)