- Fonte:
- Luigi Sturzo - Alcide De Gasperi, Carteggio (1920-1953), a cura di Giovanni Antonazzi, premessa di Gabriele De Rosa, Roma, Istituto Luigi Sturzo, 1999.
«Vivo – come saprai – tra la famiglia e la biblioteca [Vaticana], all'ombra del Cupolone, ringraziando la Provvidenza di avermi riservata almeno un po' di pace esteriore. [...]
Ma la mia situazione m'impone di astenermi non solo dalla politica, ma anche da qualunque attività che possa interpretarsi, sia pure in senso lato, come affine alla politica. Perciò il mio destino è di schedare oggettivamente e musulmanamente i libri altrui. Anche il mio più accanito avversario, se mi vedesse alle prese con questo sistema di pedantesca acribia, si sentirebbe forse riconciliato.
Non credere tuttavia ch'io viva nel passato, come molti fanno per loro comodità spirituale: mi sforzo invece di «aggiornarmi», di comprendere l'evoluzione dei tempi e di rendere giustizia alle nuove generazioni. M'interessa sovrattutto il corporativismo. Avrai ricevuto il libro del Razza che ti feci spedire. Dell'estero in biblioteca si legge specialmente la «Vie intellectuelle», la quale ha ereditato il ruolo di München-Gladbach. [...]
Se mai volessi scrivermi qualche volta in biblioteca, indirizza: Augusto Frati, Bibl. Vaticana – perché i superiori non desiderano che noi, avventizi, ci facciamo dirigere colà la nostra corrispondenza. Il Frati è un custode che mi passerà certo la lettera: l'ho ben rassicurato che il nostro raro carteggio non potrà preoccupare nessuno.»
(Alcide De Gasperi, lettera a Luigi Sturzo a Londra, Roma, 28 dicembre 1933, in Luigi Sturzo - Alcide De Gasperi, Carteggio (1920-1953), p. 116-118).