- Fonte:
- Palmiro Togliatti, La politica nel pensiero e nell'azione: scritti e discorsi 1917-1964, a cura di Michele Ciliberto e Giuseppe Vacca, [Milano], Bompiani, 2014.
«A distanza di tre anni dal libro di Luigi Dal Pane [Antonio Labriola: la vita e il pensiero, prefazione di Gioacchino Volpe, Roma, Edizioni Roma, 1934], nel 1938, venivano però ripubblicati, a cura di Benedetto Croce, i Saggi intorno alla concezione materialistica della storia, opera fondamentale, allora da anni e anni esaurita e scomparsa anche dalle biblioteche, e di cui solo il primo era stato ristampato nel 1934, in una collana scientifica.»
«La rivista A.B.C., diretta da Giuseppe Bottai, protesta, in una sua noticina, contro l’affermazione, da noi fatta nel numero passato, che “per almeno quarant’anni, a partire dalla morte di Antonio Labriola in Italia quasi non si è parlato ecc.”. Ci rinfaccia, per smentire questa constatazione da noi messa in diretto rapporto col dominio del fascismo nella vita politica, quelle pubblicazioni, avvenute durante il “ventennio”, di cui noi stessi abbiamo scrupolosamente reso conto. [...] Infine, è vero che in una collezione scientifica diretta dallo stesso Bottai uno scritto del Labriola fu compreso, in un volume che raccoglieva scritti sulle questioni sociali; ma è altrettanto vero che il cittadino il quale si fosse fatto dare in lettura quel volume in una pubblica biblioteca, era segnalato alla pubblica sicurezza e al fascio. Di solito andava al confino, dove i testi del Labriola circolavano con maggior libertà.»
(Palmiro Togliatti, Per una giusta comprensione del pensiero di Antonio Labriola: nel cinquantesimo anniversario della morte, «Rinascita», 11 (1954), n. 4, 5, 6 e 7. La convinzione che chi leggeva nelle biblioteche testi politicamente pericolosi anche se non vietati fosse, durante la dittatura fascista, controllato e segnalato alla polizia era largamente diffusa. Tuttavia non sembrano essere emersi finora riscontri concreti e specifici di quel fenomeno).