Registrazioni delle puntate
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I nuovi cittadini
Scuole popolari di ieri e di oggi
“Si pensa la scuola come il dentro e la strada come il fuori [...] se però dentro la scuola si accolgono veramente i ragazzi, e se quando a scuola non vengono si va nel loro fuori a prenderli per mano, allora si scoprono molte cose, e si può arrivare ad un rovesciamento della prospettiva: il territorio, la strada, appaiono come uno spazio claustrofobico, palcoscenico di copioni di vita rigidamente predisposti, e la scuola può diventare il luogo del cammino, di una strada da percorrere insieme, anche per incontrare tanti altri fuori diversi dal proprio”. Carla Melazzini, Insegnare al principe di Danimarca.
Era il 1968 quando Roberto Sardelli si trasferiva tra i baraccati dell'Acquedotto Felice, nella periferia est di Roma. Lì, sistemava una baracca e le dava un nome: "Scuola 725". Fu da subito un successo, alle lezioni prendevano parte i bambini e i ragazzi dell'insediamento spontaneo sorto tra gli archi dell'acquedotto romano: migranti provenienti dal centro e sud Italia esclusi o emarginati dalla scuola pubblica. Alla Scuola 725 decine di giovani hanno imparato a leggere e a scrivere, hanno studiato la geografia, la musica e la storia, ma soprattutto hanno fatto politica, nel senso puro del termine, prendendo coscienza di se stessi, dei propri diritti e dei propri doveri. Negli stessi anni in tutta Italia sorgevano spontaneamente decine di "scuole popolari", esperienze animate da uomini e donne che costruivano alternative lì dove l'offerta educativa latitava o era del tutto assente, con l'obiettivo di non sostituirsi alla scuola pubblica, ma di affiancarla fino a quando non fosse stata in grado di integrare gli esclusi.
Oggi, a mezzo secolo dalla nascita delle prime scuole popolari, rinascono o proseguono offerte di formazione ed educazione pronte ad accogliere gli studenti lasciati ai margini del percorso formativo ordinario. Esistono nelle periferie più difficili delle città, ma anche nei quartieri meno a rischio, perché, come spiega Cesare Moreno, educatore dell'associazione Maestri di strada, ormai "il fenomeno della dispersione scolastica si è democratizzato, coinvolgendo non solo i giovani provenienti da contesti sociali ed economici disagiati, ma anche ragazzi da famiglie abbienti, che non credono più che un adulto possa trasmettere loro qualcosa di utile".
Tra racconti di ieri e testimonianze di oggi, “I nuovi cittadini” fotografa la realtà delle scuole popolari di Roma, per analizzare il sistema educativo a partire dalle sue fondamenta: il ruolo del maestro, il rapporto tra vita quotidiana e crescita formativa, il significato della condivisione e dell'imparare insieme, la costruzione del futuro e la possibilità di modificarlo a partire dal lavoro in classe.
“I nuovi cittadini” è un audio documentario di Marzia Coronati. In collaborazione con: "Cantiere della Memoria", nell'ambito del progetto europeo Alter Cities cofinanziato dal programma Creative Europe: un progetto di TiconZero, ideato e curato da Giulia Fiocca, Maria Morhart e Fernanda Pessolano. Con le voci di: Fernanda Pessolano; i ragazzi e le ragazze del liceo scientifico statale Federigo Enriques; Roberto Sardelli; Carla Camilli; Remo Marconi; Luciano Villani; Cesare Moreno, Daphne Bollini, Valeria Lucatello; gli studenti della scuola popolare Piero Bruno; Amedeo, della Rete Scuole Popolari di Roma; Michele, Andrea e Maurizio, insegnanti della scuola popolare del Tufello.
Marzia Coronati è nata a Roma nel 1982. Redattrice e audio documentarista, dal 2005 realizza contenuti per la radio. Ha fatto parte dell’agenzia radiofonica Amisnet per dieci anni, curando prima una trasmissione incentrata sulle tematiche migratorie e poi un’altra su ambiente e alternative sostenibili. Realizza audio documentari per la Radio Svizzera Italiana e per Radio Rai Tre. E' redattrice di Pagina3, la rassegna culturale di Radio Rai Tre.