Il restauro del Forte di Monte Ricco e Batteria Castello
print this pageForte di Monte Ricco e Batteria Castello
Questo complesso storico-architettonico sorge in una posizione strategica nel territorio cadorino, in prossimità del centro abitato di Pieve di Cadore, su un'altura che sovrasta la Valle del Piave. Fu costruito nel periodo che va dal 1885 al 1895.
Le Origini
I primi documenti storici che riferiscono la presenza di un castello nel sito dove oggi sorge il forte di Monte Ricco risalgono al 1140 e 1155. Si tratta del Castello di Pieve, detto anche Castello di Cadore, primo luogo fortificato di cui si ha notizia in questo territorio montano, edificato durante la giurisdizione civile ed ecclesiastica del Patriarcato di Aquileia.
Nel 1440, dopo il passaggio della comunità di Cadore sotto la protezione del dominio della Serenissima, fu completamente restaurato e divenne residenza del Capitano veneziano. In seguito, durante la dominazione napoleonica, fu utilizzato per breve tempo come deposito di munizioni e successivamente se ne autorizzò lo smantellamento per il recupero dei materiali da costruzione.
La costruzione del forte
La valenza strategica del sito fu riaffermata verso la fine del XIX secolo, quando il nuovo stato unitario italiano costruì il complesso fortificato del forte di Monte Ricco e della vicina Batteria Castello, che fungeva da sbarramento a nord della valle del Piave.
Tra il 1882 e il 1896 fu così ideato e completato da parte del Genio Militare Italiano il cosiddetto Campo trincerato di Pieve di Cadore, che comprendeva i forti di Batteria Castello, Monte Ricco, e Col Vaccher presso Pieve e Tai di Cadore.
L'inadeguatezza costruttiva del forte
Concepiti ancora con i criteri dell'architettura militare di tradizione medievale e rinascimentale - fossato, ponte levatoio, terrapieni per artiglierie, caditoie ecc... - questi forti finirono col risultare ben presto obsoleti.
Solo a partire dal 1904, col progredire di nuovi studi strategici e rinnovati fondi economici , il Cadore ritornò in primo piano nella concezione strategica nazionale. Vennero costruiti nuovi forti corazzati che costituirono un reticolato fortificatorio denominato Fortezza Cadore-Maè, comprendenti i vecchi impianti di Pieve declassati ben presto a magazzini e prigioni, e i nuovi forti d'alta quota.
La Prima Guerra Mondiale
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale le strutture del Forte Monte Ricco e di Batteria Castello, venutesi a trovare in seconda linea, furono lentamente private di armamenti ed equipaggiamenti, fino a ridursi indebolite per uomini e mezzi oltre a risultare inadeguate per l'aspetto strategico e tattico. Tutto l'imponente apparato difensivo della fortezza Cadore-Maè si rivelò inutile e non in grado di incidere attivamente sulle operazioni in corso lungo la linea del fronte.
Durante il conflitto, trovandosi a ridosso delle prime linee, il complesso venne trasformato in centro logistico e magazzino a servizio delle operazioni di guerra. Dopo la ritirata italiana di Caporetto venne occupato dalle forze dell'Impero Austro-Ungarico; fu oggetto di sabotaggio da parte dell'esercito austriaco al momento della sua ritirata conseguente alla vittoria italiana, quando furono distrutti anche i manufatti militari facenti parte del complesso.
Infine, con Regio Decreto n°535 del 31.01.1924, il forte Monte Ricco e Batteria Castello vennero radiati dall'elenco delle fortificazioni e poi ceduti al Comune di Pieve di Cadore.
Il Forte Monte Ricco prima del restauro
Il Forte Monte Ricco, posto a quota m 953 s.l.m., è costituito essenzialmente dalle batterie di tiro per quattro cannoni e quattro pezzi a tiro rapido per la difesa del fossato, da una caponiera e ponte levatoio, e da un complesso di stanze per ospitare una guarnigione di circa 80 uomini con relativi vettovagliamenti, deposito munizioni e materiali. Si distinguono inoltre l'androne passante, i locali del corpo di guardia e comando, le latrine e i locali di servizio e una serie di magazzini.
La tecnica costruttiva con cui sono realizzati tutti i locali è quella della volta a botte in laterizio che sostiene la copertura, impostata su spesse murature in sasso.
Prima dell'intervento di consolidamento, il forte appariva abbastanza integro limitatamente al fronte di gola e praticabile in molti locali prossimi all'ingresso, mentre la zona delle traverse, sconvolta dai sabotaggi nemici, si presentava impraticabile e a fatica lasciava riconoscere le piazzole dei cannoni. L'ala destra del forte, prospiciente sull'abitato di Sottocastello, nel secolo scorso è stata oggetto di interventi di consolidamento per evitare il crollo verso valle.
La tutela del sistema dei forti
L'amministrazione comunale di Pieve di Cadore e la Comunità Montana Centro Cadore, consapevoli della notevole importanza storica che le vestigia della Grande Guerra rappresentano nel contesto culturale del territorio, hanno concordato con la Soprintendenza BAP delle province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso un programma di tutela e valorizzazione delle testimonianze storico architettoniche che costituiscono il complesso del Forte di Montericco e Batteria Castello.
Si tratta infatti di una rilevante opportunità per questo territorio di montagna, che consiste nel progettare e realizzare la trasformazione da un sistema infrastrutturale militare, quello delle fortificazioni ottocentesche, allora imposto alle comunità locali per esigenze di sicurezza nazionale, ad una nuova infrastruttura inserita nel sistema culturale diffuso nel territorio, che restituisce alla fruizione della collettività queste vestigia profondamente innervate nel paesaggio.
Il progetto
Gli obiettivi del progetto, redatto e coordinato dall'Arch. Luigi Girardini della Soprintendenza BAP per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, sono stati:
- arresto del degrado per impedire la perdita del bene culturale
- restauro conservativo del complesso architettonico
- realizzazione del corpo tecnologico esterno
Al fine di mantenere la leggibilità dell'impianto originario del complesso architettonico e garantire la funzionalità della nuova destinazione d'uso per attività didattiche e museali, l'intervento è stato improntato a criteri di reversibilità delle scelte architettoniche.