Tutela e danni ad Ancona

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A livello nazionale, ancora prima dell’ingresso dell’Italia nel conflitto, la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti elabora diverse tipologie di intervento per salvaguardare il ricco patrimonio storico-artistico e monumentale: servizio di vigilanza ai monumenti; protezione delle facciate monumentali con muri in mattoni e sacchetti riempiti di sabbia (“saccate”) (figg. 01-02); rimozione o velatura delle vetrate artistiche (figg. 03-05); smontaggio dei beni mobili da trasferire in depositi protetti. Impressionata dalle distruzioni di opere d’arte compiute in Belgio e in Francia, la Direzione Generale collabora con le Soprintendenze dei territori maggiormente a rischio, quali Veneto, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Marche.

A testimonianza della situazione marchigiana e nello specifico della città di Ancona, un’utile fonte per poter ricostruire le vicende legate ai beni culturali e alla loro tutela è costituita dal fondo Soprintendenza ai Monumenti per le Marche, serie Tutela Monumentale, conservato presso l’Archivio di Stato di Ancona, in particolare la busta 174, denominata Provvedimenti d’urgenza, I Guerra Mondiale. La documentazione, cronologicamente relativa agli anni 1915-1919, è principalmente costituita dalla corrispondenza tra il Soprintendente per la Conservazione dei Monumenti delle Marche Icilio Bocci e il Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti Corrado Ricci, la Direzione del Genio Militare di Ancona e gli Ispettori. Sono presenti circolari ministeriali relative a provvedimenti contro i pericoli della guerra, lettere, telegrammi di Stato, note e conti, articoli di giornale e documenti vari.

Un’altra utile testimonianza per approfondire le vicende storico-artistico del periodo è il quotidiano «L’Ordine-Corriere delle Marche» che rispecchia, tramite i suoi articoli, la cronaca nazionale, locale e i suoi risvolti in ambito sociale. Nello specifico un articolo del 19-20 maggio 1915, dal titolo Per la difesa del patrimonio artistico da eventuali bombardamenti aerei (fig. 06), spiega le misure prese dal Governo per la salvaguardia dei beni nazionali da bombardamenti aerei: spostamenti di opere mobili, quali dipinti e statue; realizzazione di strutture a protezione di monumenti; difesa organizzata in particolare contro il pericolo degli incendi; sopralluoghi effettuati sul territorio e disposizioni impartite dal Direttore Generale Ricci e dal Soprintendente, nel riserbo più assoluto.

Con lettera “urgentissima” protocollata ad Ancona il 21 maggio 1915 (fig. 07), il Direttore Generale Ricci comunica al Soprintendente Bocci i “provvedimenti di urgenza per la guerra”: consiglia di sorvegliare, conservando la residenza in città, la parte marittima delle Marche e di valutare quali siano i provvedimenti migliori per la conservazione dei monumenti in caso di pericolo; poiché le bombe incendiarie lanciate da aeroplani o dirigibili possono costituire il pericolo maggiore, raccomanda, inoltre, dopo aver selezionato i monumenti principali e più esposti della regione, di prendere accordi con i sindaci dei rispettivi Comuni per una “speciale vigilanza dei Pompieri”. A seguito dell’esperienza veneziana e internazionale, il Direttore Generale Ricci scrive ai diversi Soprintendenti dei Monumenti, dei Musei e delle Gallerie in merito ai provvedimenti assunti dal Ministero per la tutela del patrimonio nazionale. In una circolare ministeriale “urgente-riservata”, datata 31 maggio 1915, illustra le disposizioni prese sin dal marzo dello stesso anno. Con circolare ministeriale “riservata alla persona” n. 7613 del 1 giugno 1915 (fig. 08), scrive sulle modalità di salvaguardia delle vetrate artistiche dalle sollecitazioni causate da esplosioni: rimozione delle vetrate dipinte di maggior pregio e di non eccessive dimensioni, o velatura con tele e forte mastice, per impedire la caduta dei vetri, negli altri casi.

A seguito degli accordi intervenuti tra il Ministero della Istruzione Pubblica e il Ministero della Guerra, il 4 febbraio 1916 la Direzione del Genio Militare di Ancona richiede al Soprintendente Bocci un elenco dei monumenti più significativi di Ancona, “contrassegnando quelli che per singolari pregi debbano essere oggetto di massima cura”, al fine di poterli salvaguardare con idonei mezzi da eventuali bombardamenti da navi o da aeroplani. Il giorno successivo, con due diverse raccomandate del 5 febbraio 1916, tale elenco viene trasmesso dal Soprintendente sia alla Direzione del Genio Militare di Ancona sia alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti (figg. 09-11).

Come ricordato nell’articolo del quotidiano «L’Ordine-Corriere delle Marche» del 19 settembre 1916, intitolato Per la difesa dei nostri monumenti (fig. 12), sabato 16 settembre 1916 il Direttore Generale Ricci compie un sopralluogo ad Ancona; accompagnato dal Soprintendente Bocci, visita alcuni monumenti e si congratula con la Direzione del Genio Militare di Ancona per l’ottima realizzazione delle strutture difensive.

Ad Ancona in particolare vengono realizzati i lavori di protezione delle facciate dei seguenti monumenti: Arco di Traiano, Cattedrale di San Ciriaco, Chiesa di Santa Maria della Misericordia, Chiesa di San Francesco alle Scale, Chiesa di Santa Maria della Piazza, Chiesa di Sant’Agostino.

Durante l’intero periodo del conflitto, la Soprintendenza compie un lavoro continuo di tutela ordinaria e straordinaria, volto alla difesa del patrimonio storico-artistico e monumentale anche in difficili condizioni operative, con personale ridotto e scarsi fondi. A seguito dei bombardamenti che colpiscono la città di Ancona, il Soprintendente Bocci effettua vari sopralluoghi per verificare l’incolumità dei monumenti o eventuali danni subiti, comunicando tempestivamente l’esito alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti.

Terminato il conflitto, la corrispondenza tra il Soprintendente Bocci e la Direzione Generale resta intensa in merito alle spese sostenute per le opere di protezione ai monumenti e alle chiese cittadine (figg. 13-16), nonché ai costi per la rimozione degli apparati difensivi e il conseguente restauro dei suddetti beni.

Il 3 maggio 1919 viene terminata la demolizione delle opere costruite in difesa dei monumenti contro i pericoli della guerra. Nella raccomandata che il Soprintendente Bocci invia alla Direzione Generale viene esplicitata chiaramente la necessità di una maggiore conservazione degli stessi, quale ordinaria amministrazione della città (fig. 17)