Maestro di Verucchio, Cristo Crocifisso

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DATA: 1320-1330

TECNICA: Tempera su tavola (sagomata)

DIMENSIONI:  cm 388x308 (393x307x14)

PROVENIENZA: Monastero di Santa Chiara di Urbino (poi ospedale civile). Forse, in precedenza, a Verucchio. Nelle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche dal 1864, dopo le soppressioni del Regno d’Italia.

INVENTARIO: INV. 1990 D 17

DESCRIZIONE: L’opera costituisce un esempio straordinario della vasta produzione di croci sagomate e dipinte in ambito riminese trecentesco, su tutte si ricorda il Crocifisso realizzato a Rimini da Giotto all’inizio del Trecento per la chiesa di San Francesco (oggi Tempio Malatestiano). Secondo la consueta iconografia, il Cristo crocifisso si trova tra la Vergine e san Giovanni addolorati, dipinti nei tabelloni laterali polilobati, mentre, sulla sommità della croce, è raffigurato il Redentore benedicente con una forte presenza spaziale e un vigore espressivo accentuato dal viso corrucciato. L’iconografia scelta è quella del Christus patiens, cioè sofferente: il Cristo, con la testa reclinata da una parte e gli occhi chiusi, si caratterizza per un intenso espressionismo, volto ad esprimere il suo profondo dolore; il corpo è allungato a dismisura e le carni sono ancora floride, nonostante la luminosità sia venata da un grigiore mortale. Fortemente eloquenti sono anche i gesti dei dolenti laterali, la cui pena è accentuata dal contrasto tra i colori e i neri, enfatizzati dal fondo oro perfettamente conservato. Secondo Miklós Boskovits il “Maestro di Verucchio” è identificabile con Francesco da Rimini; in ogni caso è evidente nell’artista un riferimento al linguaggio di Pietro da Rimini e alla cifra passionale della pittura trecentesca senese (es. Pietro Lorenzetti).