Al termine del primo conflitto mondiale, a fronte dell’enorme numero di soldati morti e dispersi, in tutta Europa si sviluppò un vero e proprio culto dei caduti, una sorta di religione laica capace di rinsaldare e confortare le comunità nazionali lacerate dal lutto e dal dolore. In Italia le forme di questo culto trovarono la loro più alta espressione nel monumento al Milite Ignoto, la sepoltura monumentale della salma di un solo combattente anonimo come segno unificante del sacrificio di tanti soldati, e anche tanti civili, e al tempo stesso tempio dove officiare il “rito” di una nazione risorta dalle proprie ceneri. La prima proposta fu lanciata nell’agosto 1920 dal colonnello Giulio Douhet, e l’idea venne poi attuata da una apposita legge approvata all’unanimità il 4 agosto 1921.
La complessa cerimonia ebbe inizio il 28 ottobre 1921 nella basilica di Aquileia dove Maria Bergamas, una donna triestina in lutto per la perdita del figlio, scelse una bara tra le 11 li riunite con le spoglie anonime di soldati provenienti da tutti i fronti. La cassa venne quindi collocata su di un affusto di cannone e condotta in treno fino a Roma, un viaggio punteggiato in ogni stazione dall’accorrere pietoso e commosso della popolazione. Nella capitale in una maestosa cerimonia, la salma venne infine inumata il 4 novembre sul fronte del Vittoriano, sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II e sotto l’effige della Dea Roma.