La testimonianza di un contemporaneo

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Tre giorni prima che l'Italia entrasse ufficialmente in guerra Dante Manghi, (Viadana 1865) funzionario delle Ferrovie dello Stato, scrive da Roma ove risiedeva, alla nipote Clementina Manghi, madre del futuro On. Cesare Baroni, a Viadana e testimonia il clima di mobilitazione generale. Quando scrive, il 21 maggio 1915, Camera e Senato hanno appena votato per l'intervento in guerra, ma già l'esercito ha cominciato ad inviare i soldati: “le truppe fresche son già tutte partite e giornalmente inviano richiamati a centinaia che vestono e subito spediscono al confine [……..] quelli che non vanno al confine sono destinati a fare lo sbarco per mare, per penetrare in Austria dalla parte del Montenegro, intanto che gli altri forzeranno sull’Isonzo. Attraversare il mare su bastimenti completi non è cosa allegra con quei temibili sottomarini austriaci!”. La partecipazione dell'Italia al conflitto viene accolta con ardore dalla popolazione: “quanto entusiasmo e commozione! Anch’io ho comprato il tricolore che sventola dalla mia finestra”. Ma con disincanto Manghi aggiunge: “Inni per terra e per nave ed è certo che i primi scontri saranno alquanto sanguinosi e dopo verrà la calma.”


Volantini satirici inneggianti alla morte di Giovanni Giolitti.

Giolitti, dopo essere stato per tre volte Presidente del Consiglio tra il 1913 e il 1914, all'inizio della Guerra tenne una posizione neutralista. A causa di ciò e della sua amicizia con il principe von Bulow, ex cancelliere tedesco, venne duramente attaccato dagli interventisti, in primis Gabriele D'Annunzio, che lo accusavano di essere "al servizio dello straniero, per asservire e svergognare la Patria".

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Lettera di Dante Manghi a Clementina Manghi, madre dell'On. Cesare Baroni di Viadana, Roma 21 maggio 1915.

(Viadana, Museo della Città "Adolfo Ghinzelli", Fondo Manghi-Baroni)