Le Tavolette della Biccherna, un oggetto stratificato

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Con il termine “Biccherne” si intende la serie di tavolette in legno impiegate per la rilegatura dei libri di registri in cui, dal Duecento, venivano annotate le entrate e le uscite del Comune di Siena, ad opera di una magistratura preposta dal nome di Biccherna da cui anche questi oggetti derivano il nome.

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Questo ufficio, attivo a partire dal XII secolo, fu una delle principali magistrature finanziarie senesi e operò ininterrottamente fino al 1786, quando fu soppressa da Pietro Leopoldo di Lorena. Alle origini era costituita da un camarlingo, da quattro provveditori e da altri ufficiali subalterni ed il suo compito consisteva nell'amministrare tutte le pubbliche entrate, soggetta solo al controllo del consiglio generale.

I codici prodotti, inizialmente quattro per ogni anno (due recanti sulla copertina gli stemmi dei quattro provveditori e due il ritratto del camarlingo, le due autorità a capo dell'ufficio della Biccherna) si ridussero a due agli inizi Trecento.


 

Gilio di Pietro, Don Ugo, monaco di San Galgano, camerlengo (n. inv. 001), 1267

Dietisalvi di Speme, Stemmi dei quattro provveditori (n. inv. 003), 1267

   La prima tavoletta dipinta di cui si ha notizia risale al 1257, su iniziativa di un camarlingo. Da allora anche i provveditori si affrettarono a far dipingere copertine dipinte progressivamente più ricche per i libri riguardanti il periodo della loro magistratura. Si assiste, così, a un interessantissimo fenomeno in cui un oggetto d'uso si trasforma anche in opera d'arte. La magistratura della Gabella non impiegherà molto ad adeguarsi a questo clima, emettendo la prima tavoletta nel 1291. Nel corso del XIII secolo, infatti, prende corpo un organismo a sé stante in seno alla magistratura delle Biccherna, noto come Gabella Generale, cui spettava il compito di riscuotere l'imposizione indiretta – una gabella (tassa), ossia, che veniva versata in corrispettivo di numerosissime attività e che a Siena rappresentava, come in molto comuni Trecenteschi, una delle fondamentali fonti di entrata per le casse pubbliche. Se alla Gabella spettava, quindi, il compito di raccogliere i tributi, era la Biccherna a sovrintendere all'amministrazione della spesa.

   Dietisalvi di Speme, Stemmi dei quattro provveditori (n. inv. 003), 1267

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