Andrea Viglongo
print this pageBiografia
Andrea Viglongo (1900-1986)
Nato a Torino nel 1900 da famiglia contadina (il padre, bracciante inurbato dal vercellese, era bidello di scuola elementare), a 15 anni si iscrisse alla Federazione Giovanile del Partito socialista, dove conobbe Antonio Gramsci, di cui divenne amico, discepolo e collaboratore. Da lui, amava ripetere, “ho imparato a leggere e a scrivere e mi è rimasta l'abitudine di dire quello che penso”. A fianco di Gramsci Viglongo diventò caporedattore di “Ordine Nuovo” e anche editore, nel 1922, del giornale “L'operaio agricolo. Organo di cultura agraria del partito comunista d'Italia”. Arrestato nel 1923 a Trieste fu trasferito a Torino e processato con gli altri redattori di “Ordine Nuovo”. Chiamato da Togliatti a un nuovo incarico nella città giuliana, non accettò, si dimise dal partito e per questo ne venne espulso. Sempre nel 1923 venne assunto alla Sip, dove rimase fino al 1929. A partire dal 1° settembre del 1925 ricoprì la carica di direttore della rivista «I telefoni d'Italia», il nuovo mensile destinato agli abbonati effettivi e potenziali del telefono nonché di capo ufficio stampa della Stipel. A volerlo in quella posizione era stato lo stesso Gian Giacomo Ponti, il massimo dirigente della Sip elettrica oltre che della Stipel. Il venticinquenne Viglongo mise a frutto in quell’impresa pionieristica la significativa esperienza maturata nel giornalismo e nella militanza politica. Vantava buoni e cordiali rapporti con giornalisti e scrittori che invitò a collaborare con la rivista. Inoltre, proprio per la sua formazione politica, non era estraneo alle implicazioni presenti nel concetto di telefono come “servizio pubblico”, caro agli americani, e la frequentazione di Gramsci l'aveva reso attento ai temi della modernizzazione del Paese e del modello fordistico industriale. Nel 1929, quando in seguito alla crisi della Banca Commerciale l'ufficio stampa della Stipel venne soppresso, si dedicò interamente all'attività editoriale in proprio promuovendo negli anni Trenta un’editoria regional-popolare più vicina alla gente comune che alla filologia accademica. Il progetto si consolidò nel secondo dopoguerra quando diede vita, con la moglie Giovanna Spagarino, alla Casa Editrice Viglongo & C., proseguendo nel recupero di autori di romanzi storici e d’avventura e dialettali, di importanti poeti piemontesi e di preziosi testi di storia e di costume locale.