Accademia degli Incogniti
print this pageNella Venezia del dopo peste l’accademia degli Incogniti riveste un ruolo dominante in campo culturale con un peso enorme sull’editoria. Espressione degli spiriti più anticonformisti, ‘libertini’ e spregiudicati, ma anche specchio di larghi settori del patriziato, reduce dalle gloriose battaglie anticlericali e antiromane, insofferente alla prepotenza oppressiva della Chiesa romana guidata da papa Barberini e all’egemonia spagnola, il consesso incognito sostiene e promuove quasi la metà della produzione veneziana e decide della fortuna di più di un editore.
A partire dai primi anni quaranta sono pochi i libri stampati sotto l’egida incognita a non presentare l’antiporta figurata, almeno per i testi autorizzati. Agendo in un clima repressivo e inquisitoriale, gli Incogniti e il loro Principe Loredan guardavano al fatto che il frontespizio potesse trasmettere allusivamente significati traslati e reconditi sullo spirito del testo. Per quanto i “libri proibiti”, prodotti nei torchi clandestini, scarseggiassero di elementi paratestuali in grado di mettere sulle tracce del tipografo, tra i ‘libertini’ incogniti protetti dal Loredan è immancabile l’antiporta. Libri “scandalosi” messi all’indice circolavano largamente nella cerchia incognita ed erano letti con il compiacimento di chi si diletta dell’oggetto insolito e proibito.
Al di là dei molti artisti celebrati in rima dai poeti dell’accademia due sono i pittori prescelti dal Loredan per la fornitura di disegni e sono entrambi “foresti”: Francesco Ruschi e Daniel van den Dyck. Il primo ad entrare al servizio del Loredan fu il romano Ruschi, ma l’esclusiva al pittore venne meno nel 1653. In quell’anno entrò nelle grazie del Loredan Daniel van den Dyck, un pittore di cultura rubensiana valente soprattutto nel ritratto, dirottato su Padova tra la metà degli anni quaranta e il 1652, quando portò a conclusione l’innovativa decorazione di palazzo Belloni. Il contributo del fiammingo alle edizioni incognite si concentrò nel biennio 1653-1654, con una incerta coda intorno al 1661 in coincidenza con un presunto rientro a Venezia.