Penna, inchiostro, acquerello rosato e grigio su diversi fogli di carta quadrettata a sanguigna e trasferita su un supporto di tela azzurra, 393 x 843 mm
La quadrettatura a sanguigna è numerata da 1 a 20 con inchiostro nero.
Al retro sulla tela azzurra il n. 533
BNCR: Disegni 3, III, 5
Sul disegno è presente e ripetuta varie volte la lettera w, che allude al colore bianco della parete. Sulla parasta del campanile si vede una scritta difficilmente decifrabile, forse columno, ossia colonna. Questa veduta è preparatoria per quattro diverse versioni dipinte note; poiché la prima di queste, conservata nella collezione Colonna, è datata 1681, è certo che il disegno fu eseguito al più tardi nell’anno stesso.
La veduta raffigura naturalmente la chiesa di Trinità dei Monti prima che, tra il 1723 e il 1728, Francesco de Sanctis costruisse la scalinata trasformando il luogo in uno dei panorami più noti e visitati di Roma. Nel taglio prospettico Gaspar van Wittel ha colto uno degli aspetti più seducenti della città, in una visione che può dirsi fino allora inedita e che avrà grande fortuna, fino a Corot.
La veduta è presa dal terrapieno che portava a Villa Medici, in un punto di fronte all’ingresso del giardino del convento, ingresso che allora non esisteva. A sinistra, dopo il giardino, l’edificio del convento, la chiesa con la facciata tardo cinquecentesca disegnata da Giacomo della Porta e la scala a duplice rampa di Domenico Fontana. Dietro la chiesa, oltre via Gregoriana, si vede molto bene il complesso di Montecavallo. La sagoma del campanile e quella della singolare cupola borrominiana di Sant’Andrea delle Fratte sono una presenza notevole nella composizione della veduta. Sul fondo, al margine della giuntura dei due fogli incollati, compaiono il Campidoglio e l’Aracoeli. Sul davanti i due viali della cosiddetta “olmata”, distrutta per fare spazio alla scalinata. In primo piano il viale che conduceva all’odierna via di San Sebastianello, più indietro, davanti alla chiesa, quello che scendeva a piazza di Spagna.
Nel disegno preparatorio, in questo come in molti altri casi, Gaspar van Wittel definisce non soltanto la composizione ma, con l’uso dell’acquerello grigio-azzurro, segna le luci e le ombre della stessa. Questa veduta ha ancora oggi una grande fortuna, tanto che ne circolano diversi esemplari di epoca moderna e contemporanea eseguiti copiando o imitando quelli già esistenti.