Penna, inchiostro e acquerello azzurro, bruno, verde e rosa su diversi fogli di carta quadrettata a matita e trasferita su un supporto in tela azzurra, 233 x 682 mm
La quadrettatura a inchiostro è numerata da 4 a 18
BNCR: Disegni 3, III, 17
Di questa veduta si conoscono tre sole versioni, tutte a tempera e tutte eseguite nei primissimi anni ottanta del Seicento (una è datata 1683 e un’altra 1685) quando Gaspar van Wittel visitava Roma con gli occhi “nuovi” del pittore nordico appena arrivato. Il primo piano è praticamente vuoto, mentre gli edifici sul fondo sono descritti minuziosamente.
Il disegno si può datare prima del 1683, anno in cui Van Wittel eseguì la veduta della collezione Patrizi Montoro, datata quell’anno. Il dipinto infatti ripete fedelmente le figurine del disegno preparatorio, sia le due affacciate sulla terrazza che quelle piccolissime lungo il sentiero. La veduta è presa dai Prati di Castello, zona allora deserta intorno a Castel Sant’Angelo (l’attuale quartiere Prati), in un punto che corrisponde all’incirca alla località indicata nella pianta del Nolli come Vigna Canuti, all’altezza dell’odierno incrocio tra via Ovidio e via Crescenzio. La terrazza, come accade spesso nelle vedute vanvitelliane, è un espediente dell’artista, che ha voluto creare una quinta architettonica. La distesa dei prati, solcata dai sentieri, termina a sinistra sotto una folta siepe di cespugli da identificarsi come il confine della Vigna Altoviti, della quale infatti si nota, contro l’alto edificio di San Carlo, il breve filare di cipressi che costeggiava il fiume.