Introduzione

La produzione del disegnatore satirico Menotti Bianchi (Bari, 24 settembre 1863 – Bari, 11 settembre 1924), meglio conosciuto come Frate Menotti, potrebbe ammontare, secondo una stima fatta nel 1972, ad oltre duemila tavole in gran parte disegnate o dipinte all’acquerello. La maggior parte delle tavole è firmata «Frate Menotti» oppure «F.M.», ma sono molte anche quelle non firmate pur se chiaramente uscite dalla sua mano. Dalla gran parte furono tratte litografie.

La raccolta più cospicua, largamente sufficiente a darci un'idea completa della figura e dell'opera dell'artista, è senza dubbio quella posseduta dalla Biblioteca Nazionale di Bari "Sagarriga Visconti Volpi". Tale raccolta ammonta ad 835 tavole, di cui 457 raccolte in 13 album, quasi tutte tavole all'acquerello, e 378 tavole sciolte, di cui 284 originali tra acquerelli e disegni a inchiostro, e 96 litografie in bianco e nero o a colori. Gioielli rappresentativi di questa raccolta sono alcune tavole sciolte (per es. la n. 1, 2, 3, 5) e gli album 11, 12 e 13 dedicati: il n. 11 alle vicende di Bari nel 1913 e gli altri due a "Bari durante la guerra".

La tecnica tipica usata dall'artista consiste in disegni a inchiostro bruno, su precedente abbozzo a matita, spesso colorati all'acquerello o dipinti direttamente all'acquerello; spesso inoltre piccoli particolari sono a inchiostro bruno. Rarissimi sono gli schizzi a matita o i pastelli. Qualche volta si incontrano tavole incomplete con personaggi minori ancora da colorare oppure con il solo sfondo acquerellato.
Le tavole, ordinate inserendo prima gli originali e poi le litografie, seguono la suddivisione per formato che è stata preferita a quella per ordine cronologico non solo per facilitarne la conservazione in cartelle abbastanza omogenee, ma anche perché molte tavole non sono datate e difficilmente potranno esserlo in futuro; gli album invece, tutti risalenti ad anni precisi, sono stati numerati secondo l'ordine cronologico.

Il riordino e la catalogazione delle tavole sono dapprima confluiti nell'encomiabile lavoro di Maria Teresa Tafuri di Melignano, bibliotecaria e poi direttrice della Biblioteca Nazionale di Bari, dal titolo Il catalogo del Fondo Menotti della Biblioteca Nazionale di Bari. Da ultimo i disegni sono stati catalogati in SBN, con link alla risorsa digitale, nell'ambito del progetto Trasferimenti a istituzioni culturali per l'allestimento di mostre bibliografiche virtuali finalizzate alla promozione della lingua e cultura italiana italiana all'estero, promosso dalla Direzione Generale Biblioteche e Diritto d'Autore .

Innumerevoli sono state le difficoltà incontrate per l’identificazione dei personaggi presenti nei disegni assimilabili a dei rebus da risolvere, trattandosi di gente scomparsa per la maggior parte da grandissimo tempo; prezioso a tal proposito il precedente lavoro del prof. Saverio La Sorsa il quale, con l’aiuto di un vecchio impiegato della biblioteca, aveva annotato su molte tavole i nomi di coloro che vi figuravano. Paziente inoltre l’opera di raffronto realizzata con l’ausilio dei giornali presenti in biblioteca; rimane tuttavia sempre un buon numero di personaggi ancora da identificare.
Nessun protagonista della vita di Bari dal 1888 al 1924 sembra sfuggire alla caricatura, a volte amabile, a volte pungente o solo canzonatoria, di Frate Menotti, attento osservatore degli avvenimenti cittadini. Uno dei personaggi più ricorrenti nei disegni è il poeta e storico Armando Perotti, amico sincero dell’artista; tra i due esiste una profonda condivisione di intenti quali l’impegno civile e l’amore per la città di Bari.

Le tavole, su cui Frate Menotti ha scritto, attraverso la forma espressiva del disegno, quasi quarant'anni di vita barese, oltre a costituire una carrellata di personaggi suoi concittadini di cui spesso con ironia e divertimento evidenzia vizi e ipocrisie, si caratterizzano come strumento di critica e denuncia, in particolar modo quando compaiono sui giornali. Sul finire dell’Ottocento, grazie alla diffusione dei giornali e alla maggiore libertà di stampa, l’artista barese fa la sua comparsa sul giornale satirico Fra Melitone: è il 1883 e dopo una interruzione di cinque anni vi riappare dal 1888 (anno in cui assume lo pseudonimo di Frate Menotti) fino al 1894, poi collabora con Il Figaro (1900-1902), dal 1902 fa parte della redazione del Don Ferrante fino al 1907.
Contemporanea e significativa la sua esperienza giornalistica con il quotidiano barese L’Oggi. Altre testate si avvalgono della sua penna, ma dopo questi anni l’artista vive un periodo di allontanamento dall’ambiente intellettuale cittadino evidenziando però nei suoi lavori le caratteristiche della belle époque spesso riprodotte attraverso ambienti e personaggi che amava tratteggiare seduto all’interno dei più famosi caffè di Bari (Stoppani, Il Risorgimento) nei momenti di pausa dal suo lavoro di impiegato della Camera di Commercio di Bari.

Negli anni successivi, insofferente del militarismo, Frate Menotti va contro corrente, collabora brevemente con il Piccolo giornale d’Italia, con la Gazzetta di Puglia tra il '22 e il '23, anno in cui ne viene estromesso, perché, non adeguandosi agli indirizzi reazionari del giornale barese, sbeffeggia il conformismo fascista e ridicolizza fatti e personaggi del nuovo regime.
Muore nel 1924 lasciando disposizioni testamentarie in cui raccomanda che "gli album di caricature da me fatte non vadano a finire in malo modo”. La sua richiesta viene accolta da un gruppo di amici, di cui fanno parte tra gli altri l’editore Giovanni Laterza, l’archeologo Michele Gervasio, il vice direttore dell’allora Biblioteca Consorziale, attuale Biblioteca Nazionale di Bari, Francesco Colavecchio, l'immancabile amico e poeta Armando Perotti.
Questi amici, dopo aver rilevato gran parte dei suoi lavori, ne fanno dono alla Biblioteca proponendo nella seduta del Consiglio di amministrazione dell’Istituto del 4 marzo 1925 un contributo di 500 lire a favore della vedova, non certo ricca, del compianto artista, a cura della Commissione amministratrice della Biblioteca. E’ così che il Fondo Menotti Bianchi è entrato a far parte della Biblioteca Nazionale di Bari.