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Il Castello di Isola del Liri, oggi monumento nazionale, è uno dei complessi architettonici tra i più imponenti e meglio conservati di tutta la Provincia di Frosinone.
Esso sorge su un masso di travertino che sbarrando il corso al fiume Liri lo costringe a dividersi in due rami e a formare le famose cascate, la più nota Cascata Verticale a sud e la non meno suggestiva Cascata del Valcatoio o Cascatelle ad ovest; entrambe alte 27 metri ed aventi la particolarità di essere le uniche al mondo a precipitare in un centro abitato.
Le prime notizie del castello dell'Isola risalgono al 1004 quando i monaci di Montecassino trasformarono alcune rozze costruzioni ivi presenti in luogo di preghiera e di pace dopo averle ricevute in dono da tale Raniero.
Nel periodo successivo i luoghi dovettero servire da rifugio per le popolazioni rurali con il loro bestiame in occasione delle scorribande di turchi e saraceni che risalivano il fiume in cerca di prede. Per avere ulteriori notizie storiche del castello bisogna attendere il XV secolo. In questo periodo lo stato sorano, allora dipendente dal re di Napoli, ebbe prima l'investitura di contea e quindi di ducato.
Il primo duca che fissò stabilmente la sua residenza nel castello dell'Isola fu Leonardo Della Rovere, nipote del Papa Sisto IV e marito di Caterina figlia bastarda del re di Napoli Ferdinando I d'Aragona. A quel tempo il castello doveva consistere unicamente nell'attuale lato nord sottostante alla torre. Alla morte di Leonardo il ducato passò al fratello Giovanni imparentato con Federico da Montefeltro Duca di Urbino. I Della Rovere rimasero nel castello fino al 1579 anno in cui Papa Gregorio XIII comprò l'intero ducato di Sora anche per adeguare il censo del figlio Jacopo a quello della di lui moglie Costanza dei Conti Sforza di Santa Fiora. Successivamente il ducato fu ampliato con l'acquisto dello stato di Arpino di cui facevano parte Aquino e Roccasecca.
Il Castello fu ampliato ed abbellito da Jacopo Boncompagni che vi pose stabile dimora solo dopo la morte del Pontefice suo padre, avvenuta il 10 Aprile 1585. Il “salone dei diciotto paesi” era la seconda anticamera di Giacomo Boncompagni, che, orgoglioso del suo feudo, che comprendeva ormai il Ducato di Sora ed il Marchesato di Aquino, fece raffigurare sulle pareti i paesi che lo formavano, non mancando di sottolinearne l’antichità ed i figli illustri: Caio Mario, Cicerone, Tito Pomponio Attico, S.Tommaso d’Aquino. Ma anziché limitarsi alle più usuali decorazioni ad affresco, le vedute a volo d’uccello dei diciotto paesi del Ducato furono realizzate come altorilievi in stucco, con una cura particolare nella resa dei monumenti e della topografia.
L'VIII° Duca di Sora, Antonio Maria, prima per motivi fiscali, poi forse anche per via degli echi della Rivoluzione Francese, decise di vendere il ducato nel 1796 al Re di Napoli.
Il Castello dell'Isola assurse allora al ruolo di Palazzo Reale e fu talvolta utilizzato da Ferdinando IV. Purtroppo solo tre anni più tardi, l'esercito francese di passaggio per l'Isola dovendosi trasferire da Napoli nel Lombardo-Veneto, avendo avuto negato il passo e viceversa essendo stato attaccato dalla guarnigione che era a guardia dell'Isola, assediò prima e conquistò poi la cittadina mettendola a ferro e a fuoco e facendo strage di tutta la popolazione (12 maggio 1799). Anche il Castello subì danni gravissimi che dovettero sembrare allora irreparabili tanto che il rudere fu ceduto in concessione agli industriali Lambert e Mazzetti affinché ne facessero un uso industriale. Successivamente nel 1850 fu venduto a Sig. Giuseppe Polsinelli che ne sviluppò l'uso industriale trasformando gli splendidi saloni in sale per la tessitura, la filatura e la tintura della lana.
Nel 1924 il sito ormai in abbandono fu acquistato dall'ing. Angelo Viscogliosi che tornando dal Politecnico di Zurigo con in tasca una laurea in Ingegneria Meccanica aveva ben pensato di sfruttare il salto della Cascata Verticale per ricavare energia elettrica utile alla cartiera di famiglia posta a meno di un chilometro di distanza. A lui, che aveva intuito la primitiva bellezza dei disadorni ambienti industriali, si deve la rinascita del Castello e della cappella di S.Maria delle firazie, la reinvenzione dei giardini, e perfino il salvataggio della Cascata Verticale, il cui letto si stava praticamente sgretolando. I figli e i nipoti di Angelo Viscogliosi continuano la sua opera curando manutenzione e restauri, conservando l’uso residenziale del Castello, ed aprendolo al godimento di studiosi e visitatori, come anche la Cappella della Madonna delle Grazie è aperta alla devozione degli Isolani.