Bellotti Bon, Luigi

Attore, capocomico

qualifica
Attore, capocomico
data di nascita e morte
Udine, 17 aprile 1820 - Milano, 31 gennaio 1883
Luigi Bellotti Bon (ca. 1875), di Benque, Franz (1841-1921)
Luigi Bellotti Bon (ca. 1875), di Benque, Franz (1841-1921)

Biografia

BELLOTTI BON, Luigi. - Nacque a Udine il 17 apr. 1820 da Luigi Bellotti e da Luigia Ristori.

Il padre, nato a Rovigo da un ufficiale veneto probabilmente nel 1783 (Rasi), dopo aver ricevuto una buona educazione, aveva intrapreso a vent'anni il mestiere del teatro, arrivando al ruolo di prim'attore nella compagnia di G. Dorati. Dotato di notevole versatilità, interpretava, applauditissimo dal pubblico, parti comiche - come sior Tonin Bonagrazia - in commedie goldoniane e, con egual successo, parti drammatiche come Cesare o Prometeo nelle riduzioni teatrali, da lui stesso versificate, dei maggiori spettacoli di ballo che si davano alla Scala (Prometeo di S. Viganò; I riti indiani Cesare in Egitto di C. Gioia). Costituì una compagnia con G. Modena, ma poco dopo moriva, nel 1820.

La madre, nata a Venezia da Teresa Cavasso (del padre si conosce soltanto il cognome), dapprima ricoprì alcune parti di prim'attrice nella compagnia del Modena; rimasta vedova quando il figlio Luigi aveva appena due mesi, era passata nella compagnia Goldoni-Riva, e nel 1821 aveva sposato in seconde nozze l'attore e cominediografo F. A. Bon. Non ancora tinquantenne, moriva a Milano nel 1845, lasciando fama di attrice intelligente e colta, versatile e bella.

Il B. aveva manifestato prestissimo la volontà di darsi alla professione teatrale, e il patrigno F. A. Bon, che in seguito gli darà il suo nome e che gli era legato da grande affetto, dopo aver cercato di dissuaderlo, si diede a curame personalmente la formazione. Questi insegnamenti, durati circa tre anni, costituirono le basi sulle quali il B. poté sviluppare il suo talento di attore colto e raffinato. Scritturatosi nella assai mediocre compagnia Pesenti-Solmi, ne diventò in breve l'attore di rilievo, vi rimase circa tre anni compiendo diverse tournées. Durante una rappresentazione, nella stagione estiva del teatro Malibran di Venezia, fu ascoltato da G. Modena che, in cerca di nuovi talenti, ne apprezzò le notevoli qualità e lo scritturò nella sua compagnia per il 1845.

A Verona, dove si era spostato con la nuova compagnia, il B. sostituì il Modena, ammalatosi per quasi tutta la stagione, in molte sue parti, per esempio lord Bolinbroke in Il bicchier d'acqua e Bernadet, in Camaraderie, entrambe di A. E. Scribe. Guarito il Modena e passata la compagnia al Teatro Re di Milano, il B. ottenne nuovi successi; scioltasi la formazione, nel 1846 si unì, col ruolo di brillante, alla Compagnia drammatica lombarda amministrata da G. Battaglia. Nel '48 - si trovava a Padova per una serie di spettacoli - si arruolò volontario e combattè, l'8 aprile, a Montebello. Ritornò poi tra le file della Compagnia lombarda, fino al suo scioglimento, nel 1854. Passò allora, sostituendo G. Pieri nel ruolo di brillante, nella Compagnia Reale sarda, dove ebbe a fianco alcuni maggiori attori dell'epoca, E. Rossi, per esempio, e la cugina Adelaide Ristori. I lavori in cui ebbe particolare successo furono Niente di male di F. A. Bon e Spensieratezza e buon cuore del B. stesso. Nel 1855 la Reale sarda si scioglieva, e la, Ristori formava una compagnia - della quale il B. era anche direttore - che nel 1856-58 toccò i maggiori centri di Francia, Belgio e Germania.

Il B. formò nel 1859 una compagnia di eccellenti giovani coi finanziamentì del banchiere e mecenate triestino P. Revoltella, che l'anno seguente, però, per la nuova situazione politica, sciolse il contratto. Poi, convinto com'era della necessità di dover contare su un repertorio valido non solo sul piano degli effetti teatrali ma anche e soprattutto su quello letterario, il B. iniziò una vera e propria campagna per ottenere nuovi lavori, invitando a scrivere per lui i maggiori scrittori, da Paolo Ferrari a Riccardo di Castelvecchio, David Chiossone, Giuseppe Calenzuolo, Leopoldo Marenco, Felice Cavallotti, Giuseppe Giacosa, Ferdinando Marti ni e altri. Ora il 1860 e 1865 riuscì ad avere 78 nuove opere. Egli affrontò un altro problema di fondo, quello della composizione stessa della compagnia: la commedia di costume, o borghese, richiedeva ora anche buoni secondi attori ed esperti caratteristi.

Gli anni 1860-70 furono così un periodo di successi per il B. e di stimolante prosperità per il teatro in Italia. Egli era riuscito a formare e istruire una compagnia "modello" (come la chiamava), con nomi quale Cesare Rossi e Arnalia Fumagallì, Antonio Bozzo e Giacinta Pezzana, Annetta Campi e Gaspare Lavaggi, Costanza e Francesco Ciotti, Enrico Belli Blanes. Il successo lo spinse a formare, nel 1873, tre compagnie, ma nessuna di esse riuscì a raggiungere il livello di quella disciolta trovando anche difficoltà nella concorrenza. Cominciavano anche a mancare le novità italiane, e il B. doveva sempre più ricorrere a lavori stranieri, specialmente francesi, acquistati in esclusiva, con oneri economici e non sempre con successo.

A queste difficoltà artistiche e di incassi, e ad una contrazione - se non decadenza - dell'attività del B., si aggiunsero a estenuarlo contese col fisco, che gli aveva imposto un reddito di 250 mila lire e l'obbligava a curare l'esazione dell'imposta di ricchezza mobile dei suoi scritturati. Egli stesso ha lasciato un quadro della situazione economica degli attori in generale e sua in particolare nelle Condizioni dell'arte drammatica in Italia (Ancona 1875). La causa col fisco durò otto anni, con un passivo di 40 mila lire; il B. si vide togliere i fidi bancari e, quando non ottenne da un istituto un urgente credito per 16 mila lire, si uccise, il 31 genn. 1883, a Milano.

Tratto da Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)