Velletri, 1855-1865. Costruzione del Teatro comunale
Archivio di Stato di Roma, Legazione apostolica di Velletri, b. 452, “440/1794, Spettacoli e feste, Velletri, Affari Generali”
- estremi cronologici
- 31 luglio 1855 - 30 agosto 1865
- descrizione fisica
- 206 carte sciolte
Il capitano Giuseppe Graziosi già promotore della costruzione di un Teatro in legno, ottiene dal Consiglio municipale il 22 marzo 1858 la privativa sulla tombola e annui 40 scudi per dodici anni, impegnandosi ad ampliare la sua fabbrica teatrale con l’acquisto della casa adiacente della vedova Pietromarchi; i lavori vengono affidati ad Andrea Scipioni su un preventivo di scudi 2.000; deceduto il Graziosi, il Consiglio comunale valuta l’acquisto del Teatro in base alle perizie dell’ingegnere di acque e strade Osea Brauzzi e dell’architetto Scipione Corsetti, per una somma di scudi 6.000 (Relazione alla Commissione governativa del consigliere Pietro Allegrini n° 4.270, 10 ottobre 1859). La procedura viene disapprovata dal ministro dell’interno che richiede il ricorso a una pubblica asta per azioni (dispaccio n. 40.732, 8 febbraio 1860) e l’acquisto non ha corso. Sollecitato da una pubblica petizione, il gonfaloniere A. Santocchi incarica i consiglieri Antonio Giansanti Coluzzi, Ettore Novelli e Giuseppe Iachini di realizzare il progetto di costruzione di un nuovo Teatro, e il deputato consigliere avvocato Alessandro Marchetti di trattare l’acquisto (rispettivamente, lettera al delegato apostolico Achille Maria Ricci n. 266, 20 marzo 1862 e 657, 22 luglio 1862); mentre il cardinale Carlo De Reisach, amministratore del patrimonio Graziosi e portavoce degli eredi creditori e dello stesso Scipioni, mai liquidato per i lavori fatti per il defunto Graziosi, relaziona nell’ambito della vertenza con il Comune a Ricci il 30 agosto 1862. L’avvocato Marchetti rinuncia all’incarico lo stesso 16 novembre. La vertenza si conclude con l’acquisto da parte del Comune del fabbricato agli eredi per scudi 2.000 da pagarsi in quattro rate e il pagamento di scudi 6.000 allo Scipioni (lettera di Santocchi a Ricci n. 362, 13 aprile 1863). Negato un fondo suppletivo richiesto da Corsetti-Brauzzi per lavori successivi all’acquisto e necessari all’apertura della nuova fabbrica, gli stessi ritoccano al ribasso il progetto, eliminando il ballatoio e sopprimendo la seconda fila di sedie nella galleria (lettera Santocchi-Ricci n. 947, 10 novembre 1864). Consegnata la relazione di collaudo del Teatro da parte dell’ingegnere pontificio R. Burri il 22 dicembre 1864, per un totale di scudi 8.249.35, la pendenza di liquidazione dello Scipioni prosegue ancora fino al 4 settembre1865 (relazione Allegrini n. 3.825).
trascrizione
“(…) I principali lavori su cui accenna lo scandaglio e le due relazioni sono i seguenti: 1. muri circolari da farsi nella scuderia per l’abbassamento della platea; 2. formazione del timpano sul muro in fondo al palcoscenico per renderlo un poco più arioso; 3. fodera di muro per rinforzo del muro di telaro nel fianco del vicolo; 4. rinnovazione del muro di prospetto della casa Pietromarchi; 5. rinnovazione dell’altro muro della platea verso la scala corrispondente allo scoperto Macioti; 6. muri per i nuovi camerini; 7. lavori diversi di decorazione e di comodo nell’interno ed esterno del teatro; 8. lavori in pittura per il soffitto, per i palchi e per i scenari; 9. lavori di doratura; 10. finalmente acquisto di lumi diversi e costruzione del lampadario per l’illuminazione del palcoscenico della platea, della galleria dei palchi e sale d’ingresso. Gli accennati lavori sono stati eseguiti come prescrive l’articolo del compromesso, cioè a regola d’arte. Dappoiché si è raggiunta la solidità dell’ossatura della fabbrica (…) inoltre i lavori di decorazione sono stati eseguiti con buoni disegni e con sufficiente ricchezza d’ornati di pitture e dorature, in maniera che nell’insieme la fabbrica del teatro presenta quell’aspetto piacevole per l’adunanza del mondo allegro, ove le persone civili, la nobiltà e nelle capitali i ministri di stato ed i sovrani stessi ne fanno una delle loro principali delizie vantate d’innocenza e di utilità”.
Il lampadario e i lumi sono stato comprati da Cesare Grassetti, lampista a Via di Bocca di Leone, che ha realizzato anche il lampadario: “(…) 16 lumi interni a 6 chiché, otto esterni a solar, un lume a sei di sotto con piatto di placche con n°6 fiamme e piatto di cristallo di sotto. Tra le altre spese, 80 canne di tela a bai 45 a canna; tela paglia per i soffitti dei palchi, sala d’ingresso creffé, canne 183 e mezzo a baj 20 per canna; carta di Francia per il palco delegatizio, 6.10; ornati in plastica, scenario e bocca d’opera, 1401.98; le quattro statue con le rispettive colonnette, e porto da Roma a Velletri, a forma della relativa ricevuta, 307,30; foglie di capitelli in gesso, 15,60 (…)” (estratto da “Collaudo sulla costruzione del Teatro in Velletri”, 22 dicembre 1864).
sitografia
Sistema informativo dell’Archivio di Stato di Roma