Manoscritto Membranaceo
con decorazione miniata (cerchia di Williem Vrelant)
Bruges, 1450-1475
PROVENIENZA: Milano, Casa d’aste
DESTINAZIONE: Venezia, Biblioteca nazionale Marciana
Il prezioso codicetto è entrato nelle raccolte della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia a seguito di una proposta di acquisto coattivo formalizzata dall'Ufficio Esportazione di Milano non perfezionata per questioni di tempo ma portata a buon fine attraverso la forma della successiva trattativa privata.
Si tratta di un notevole esemplare di libro d’ore fiammingo, completo in ogni sua parte e in perfetto stato di conservazione, che testimonia al meglio il livello che la produzione medio alta di codici miniati aveva raggiunto a Bruges nella seconda metà del XV secolo.
Una produzione specializzata e standardizzata, ad evidenza pensata per il mercato, come palesato dall'assenza nel libro d'ore in esame di emblemi e stemmi che indicherebbero un patrono individuato, apprezzata dai committenti di alto rango e dagli esponenti della sempre più potente e influente borghesia cittadina, ma anche dai forestieri, che occasionalmente vi transitavano e acquistavano oggetti da riportare o spedire in patria.
Il più delle volte tali oggetti venivano rifiniti in un secondo tempo sia in loco che una volta giunti a destinazione. È questo il caso del manoscritto in questione che contiene numerosi fogli rigati lasciati in bianco in coda all'ultimo fascicolo affinché si potesse poi procedere alle dovute personalizzazioni in funzione dell’uso e del destinatario finale. Orbene, come acclarabile dalla scheda tecnica, su questi fogli è vergata la preghiera della Beata Vergine Obsecro te il cui esame paleografico mostra una mano diversa da quella che ha copiato la più parte del manoscritto, una mano forse italiana a documentare un probabile arrivo ab antiquo del codicetto nella Penisola.
Di particolare suggestione appare dunque la circostanza che il manoscritto sia appartenuto a Donna Lucrezia dei Principi Corsini coniugata Miari Fulcis, esponente di una delle famiglie nobili più antiche e importanti d’Italia, imparentata con gran parte delle maggiori casate del Paese e che fra i suoi antenati vanta parecchi membri che nel corso dei secoli XV e XVI svolsero attività commerciale e di banchieri all’estero.
La decorazione miniata del manoscritto è attribuibile a maestranze operanti nell'ambito della cerchia di Willem Vrelant, artista originario, come dice il cognome, della cittadina di Vreeland, a nord di Utrecht, ma vissuto quasi sempre a Bruges dove appare essere stato uno degli imprenditori dell'arte del libro più quotati ed affermati del tempo.
La sua figura, splendidamente indagata da Bernard Bousmanne nel 1997, è ancora per molti versi misteriosa a partire dall'identificazione, sostenuta dalla maggior parte della critica, ma non comprovata da alcun dato risolutore, con il Willem Wielandt (Guillaume Wyelant), autore delle miniature che ornano il secondo libro delle Chroniques de Hainaut, oggi conservato presso la Biblioteca Reale del Belgio a Bruxelles, pagato dalla tesoreria ducale nel 1468.
Ancorché originario dei Paesi Bassi settentrionali, dove poteva essere nato intorno agli anni '10 o '20 del XV secolo, Vrelant appare operativo a Bruges dal 1450 circa sino alla morte avvenuta nel 1481. La prima attestazione documentaria che lo riguarda risale però al 1449 e proviene dagli archivi di Utrecht dove è citato come miniatore: "William Backer Van Vrede(r)lant, verlichter". In seguito ricompare a Bruges dove è registrato nella gilda cittadina dei professionisti del libro, dedicata a San Giovanni Evangelista, dal 1454 (anno in cui hanno inizio i registri) fino alla morte avvenuta nel 1481.
Il miniatore ricopriva un ruolo di spicco nella gilda (e dunque in città) visto che fu incaricato di condurre trattative con Hans Memling affinché dipingesse le ante di chiusura del polittico che la corporazione aveva nella cappella di San Nicasio presso l’abbazia di Eeckhout. Dal 1467-8 Vrelant risulta iscritto alla confraternita Onze-Lieve-Vrouw-ter-Sneeuw (Santa Maria delle Nevi).
Come sopra anticipato la ricostruzione della figura, sia personale che artistica, di Vrelant è ancora in via di definizione e poggia su due testimonianze documentarie di non piana interpretazione. Nel luglio del 1468 il responsabile della biblioteca ducale Jacques de Bregilles paga un certo Guillaume Wyelant per avere realizzato 60 miniature nel secondo volume delle Chroniques de Hainaut (Bruxelles, KBR, ms 9243); l'anno successivo lo stesso Bregille paga Guillaume du Vrelant per la realizzazione di 55 miniature in una Vita Christi, purtroppo perduta ma forse identificabile con l’esemplare conservato a Valenciennes (BM, ms 240).
La prima difficoltà sta dunque nell'identificare il Wielandt responsabile della decorazione del secondo volume delle Chroniques de Hainaut con il Vrelant pagato per la Vita Christi, identificazione molto probabile, ma non certa. La seconda è che, persa la Vita Christi che ovviamente avrebbe costituito elemento dirimente, la ricostruzione della personalità stilistica di Vrelant è affidata unicamente al secondo volume delle Chroniques de Hainaut la cui decorazione però è opera di più miniatori.
L'attuale corpus raccolto sotto il nome di Willem Vrelant è dunque assai problematico e si fonda sullo stile dell’artista responsabile del maggior numero di miniature delle Chroniques de Hainaut. L'ipotesi attualmente più accreditata è che Vrelant si sia trasferito a Bruges molto presto e si sia formato nell’ambito del Maitre dei rinceaux d’or ivi attivo nel secondo quarto del XV secolo: non sarebbe in altro modo spiegabile lo stile fortemente bruggese palesato dalle sue opere; in seguito sarebbe rientrato a Utrecht, dove intorno al 1450 avrebbe collaborato col maestro delle Ore di Caterina di Cleves nel libro d’ore per Lodewijck Van Montfort (Vienna, ONB, ms s.n. 12878), morto nel 1451 (Ore di Montfort). Ecco perché nel 1449 risulta menzionato come cittadino di Utrecht. Nel 1454 Vrelant è però di certo di nuovo a Bruges dove resterà sino alla morte. Gli archivi della gilda di San Giovanni di Bruges mostrano che ebbe almeno 4 apprendisti.
Il corpus di manoscritti riferibili alla figura di Vrelant, così come emerge dagli studi sopraricordati, mostra l’immagine di un artista tutto sommato di stampo tradizionalista, caratterizzato da uno stile semplificato e immediato, di grande appeal narrativo, certamente non innovativo, ma molto apprezzato, anche ai più alti livelli. Un divulgatore e codificatore di invenzioni altrui dotato di grandissima professionalità e capacità organizzativa, come dimostrato dalla moltitudine di collaboratori, seguaci, o come meglio suggerisce Bousmanne, "miniatori operanti nello stile di", che ne perpetuano, a diversi livelli qualitativi, le modalità esecutive. I personaggi di Vrelant sono di solito poco espressivi con sguardi fissi e visi scarsamente individualizzati. Le scene si situano in ambienti architettonici difficilmente abitabili, piuttosto che in paesaggi sospesi ed essenziali. Ben si comprende allora come una parte cospicua dell'opera di Vrelant sia composta da miniature realizzate con la tecnica della grisailles e della semigrisailles. Un ruolo di assoluta importanza all’interno della produzione di Vrelant e cerchia è senza dubbio giocato dai libri d’ore ai quali appartiene anche l’esemplare in questione.
Le scene miniate all’interno del codice mostrano livelli qualitativi diversi certamente imputabili alla presenza di differenti operatori. Accanto alle miniature di più alto livello che introducono le sezioni maggiori vi sono scene decisamente più corsive e, verrebbe da dire, ingenue dipinte da un allievo / collaboratore meno dotato rispetto al maestro principale. Quest'ultimo, a sua volta, pur mostrando un buon mestiere non tocca mai i vertici raggiunti da altri codici riferibili a Vrelant e ritenuti autografi, quali, ad esempio, le mirabili ore oggi conservate a Bruxelles, KBR, ms. IV 145, copiate a Bruges intorno al 1475 e appartenute a Juan de Canavate de la Cueva.
Scheda a cura di
Beatrice Bentivoglio-Ravasio