A cura di Vincenza Petrilli
Il fascismo aveva confinato le donne essenzialmente al contesto domestico, ma nel dopoguerra la sensibilità tradizionalmente associata alla sfera femminile riesce a intervenire fattivamente in situazioni complesse, fatte di povertà e degrado, mancanza di istruzione e assenza di protezione.
In questo contesto l’associazionismo femminile italiano è spesso visto come un interessante fenomeno del dopoguerra, e la sua diffusione mostra il ruolo fondamentale all’interno di una nazione che ha bisogno di ricominciare a vivere.
Per la maggior parte delle donne, tuttavia, le attività di “ricostruzione” non rappresentano un inizio, quanto il proseguimento di scelte dure e necessarie maturate durante la Resistenza: moltissime donne erano state staffette, infermiere, avevano diffuso stampa clandestina, avevano accolto e curato partigiani e orfani, imparato a battere a macchina ed usare il ciclostile, distribuito viveri e volantini, combattuto e preso le armi con piena volontà di essere cittadine che difendono la patria.
Nel dopoguerra quelle stesse donne e altre ancora continuano il loro percorso, tenace ed efficace, teso tanto all’autoaffermazione quanto all’intervento concreto in favore della popolazione.
In quegli anni come oggi, la Prefettura rappresenta lo Stato sul territorio, e ha tra i suoi numerosi compiti quello di garantire l’ordine pubblico, venendo quindi informata riguardo a ogni iniziativa che comporti adunanze di cittadini o spostamenti di masse significative, e ricevendo richieste di intervento tempestivo nei casi di urgente necessità della popolazione.
Bibliografia essenziale:
Guida agli archivi dell’Unione donne italiane, introduzione di Marisa Ombra, Roma 2002
Patrizia Gabrielli, La pace e la mimosa. l’Unione donne italiane e la costruzione politica della memoria(1944-1955), Roma 2005
Marina Addis Saba, Partigiane: le donne della Resistenza, Milano 2007
Miriam Mafai, Pane nero: donne e vita quotidiana nella seconda Guerra mondiale, Roma 2008
La nascita dell'Unione Donne Italiane
Tra i corrispondenti della Prefettura di Milano figura un’associazione in maniera intensa e attiva, tanto che un intero fascicolo raccoglie missive ricevute e minute scritte per rispondere a inviti, sollecitazioni, segnalazioni.
L’associazione è denominata “Unione Donne Italiane”, ed è nata nel 1944, il 12 settembre, a Roma, raccogliendo l’eredità dei Gruppi di Difesa della Donna e collegandosi alla neonata esperienza editoriale del periodico partenopeo «Noi donne».
L’intento dichiarato è quello di “unire tutte le donne italiane in una forte associazione che sappia difendere gli interessi particolari delle masse femminili e risolvere i problemi più gravi e urgenti di tutte le donne lavoratrici, delle massaie e delle madri”.
In un documento della Prefettura datato Milano, 25 gennaio 1946, ed esposto in mostra, si leggono i principali intenti dell’Unione: “… riaffermare i diritti giuridici, economici, politici della donna, la sua volontà di elevazione morale ed intellettuale, la sua aspirazione ad una pace duratura, garanzia di una serena vita familiare”.
Non solo donne...
L’energia e la perseveranza dell’UDI allarga i suoi effetti anche nei confronti di categorie che non appartengono alla esclusiva “sfera femminile”: anziani, bambini, reduci, cittadini la cui vita dopo la guerra andava inesorabilmente alla deriva, sempre evitando nella maniera più decisa che l’assistenza prestata si mostri come puro gesto caritativo. Concretamente, le iscritte all’UDI operano soprattutto nella realtà del “quartiere” con interventi di recupero e assistenza medico-infermieristica, pedagogica, alimentare ed economica.
I documenti selezionati per la mostra seguono la riflessione e l’impegno dell’Unione nell’assicurare periodi di vacanza sereni per i bambini traumatizzati dalla guerra, nel raccogliere fondi anche attraverso lotterie, nel procurare ai reduci ciò di cui necessitano, tabacco compreso, nel cercare legna per costruire e carbone per riscaldare le case in inverno, fondare scuole, e aprire mense e asili nido.
Come scrive Marisa Ombra nell’Introduzione alla Guida agli Archivi dell’Unione Donne Italiane, “Ovviamente l’attenzione più grande è per l’infanzia, con la fondazione di mense, asili, colonie, istituzioni di soccorso. Resterà, questo, un tratto distintivo dell’UDI. […] Di qui le grandi campagne per i nidi e le scuole materne, che a loro volta impongono una nuova concezione dell’infanzia. Nella strategia dell’UDI ‘il bambino è soggetto di diritto’”.
Combustibile per il rione Magenta
Gabinetto di Prefettura, II serie, busta 473
Milano, 16 agosto 1945
La sottosezione “Clelia Corradini” dell’UDI chiede al Prefetto Riccardo Lombardi che si provveda tempestivamente alla distribuzione di combustibile per il quartiere Magenta.
La Seconda guerra mondiale è finita da poco tempo quando un gruppo di donne si mobilita per procurare del combustibile per un quartiere di Milano per la stagione invernale, prima che sia tardi, prima che la popolazione – in particolare bambini, malati e anziani – abbia ancora a soffrire il freddo come nel 1944.
Il quartiere è quello di Magenta, nei pressi della porta omonima, che decenni prima era chiamata Porta Vercellina, e il gruppo di donne che scrive la petizione al Prefetto appartiene alla sottosezione “Clelia Corradini” dell’Unione Donne Italiane.
Ben 371 nomi sottoscrivono la petizione, che viene messa “agli atti”, senza che ci sia dato sapere l’esito e gli eventuali provvedimenti presi.
Una petizione come se ne scrivevano tante alla Prefettura. Eppure un documento difficile da ignorare, che non solo si impone per la sua fisicità, oltre un metro e mezzo di lunghezza, ma racconta anche – come sempre accade con i documenti – molto di più di un singolo piccolo evento: dalla storia di una città all’impegno di una associazione, dalle conseguenze di un conflitto terribile alla vita di una donna, Clelia Corradini, cui è intitolata la sottosezione.
Lo stile della lettera è asciutto e oggettivo, l’uso degli aggettivi e degli avverbi mai ridondante o eccessivo, la struttura essenziale e dal chiaro intento fattivo, specchio di una realtà drammatica oggi a noi nota essenzialmente attraverso la letteratura.
Questo documento è stato oggetto di una scheda dettagliata pubblicata sul sito dell'Archivio di Stato di Milano: vedi la scheda del "Documento del mese" (PDF, 2190 KB)
la Giornata internazionale della donna
Un ulteriore obiettivo dell’Unione, testimoniato da numerose lettere al Prefetto, è quello di permettere alle donne di ritrovarsi, conoscersi, “esprimere la gioia di ritrovarsi unite nell’opera di ricostruzione e rinnovamento del Paese, nella buona battaglia per la conquista dei loro diritti al lavoro, alla vita, alla libertà”, attraverso un momento comunitario internazionale: la Giornata internazionale della donna, ritornata in auge proprio tra il 1944 e il 1945.