La tutela del patrimonio storico-artistico
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Il 23 maggio 1915 l’Italia entra in guerra a fianco della Triplice Intesa, dieci mesi dopo il suo avvio. In risposta a tale dichiarazione, la costa adriatica viene bombardata dall’Impero Austro-Ungarico, all’alba del giorno seguente. L’Italia viene colta di sorpresa. Nello specifico, Ancona si trova del tutto impreparata all’attacco avendo provveduto, a seguito dei Regi Decreti dell’8 novembre e del 31 dicembre 1914 che la dichiaravano “città indifesa”, allo smantellamento dei sistemi di difesa cittadini e alla soppressione del Comando di Difesa Locale Marittimo. Quest’ultimo decreto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, non viene mai notificato alle autorità straniere, che si considerano libere di attaccare quella che secondo loro è ancora una città armata.
In questo pesante attacco perdono la vita 63 persone, mentre 150 sono i feriti. La città subisce ingenti devastazioni: la zona del porto, la stazione ferroviaria, il cantiere navale e altri punti strategici sono notevolmente danneggiati. Inoltre, nonostante il Comandante della Flotta Imperiale Haus abbia esplicitamente vietato di attaccare opere d’arte ed edifici religiosi, il Duomo di Ancona viene gravemente lesionato. Fin dai primi momenti è dunque evidente che il pericolo è vivo e fortemente presente e proviene tanto dal cielo quanto dal mare. Risulta dunque urgente adoperarsi per la tutela e la messa in sicurezza del patrimonio storico-artistico.
Le prime leggi nazionali di tutela nel campo dei beni culturali risalgono agli anni di poco precedenti lo scoppio del conflitto (ad esempio, Legge 12 giugno 1902, n. 185; Legge 20 giugno 1909, n. 364 e Legge 27 giugno 1912, n. 688, dotate di regolamento attuativo con Regio Decreto 30 gennaio 1913, n. 363). Le norme internazionali inerenti la disciplina per la difesa dei monumenti, delle opere d’arte e dei centri storici non sono numerose (in particolare le Convenzioni dell’Aja del 1899 e del 1907); per di più prevedono disposizioni di difficile imposizione e non costituiscono un concreto impedimento ad attacchi nemici.
L’amministrazione allora preposta alla tutela dei beni culturali è costituita dal Ministero dell’Istruzione Pubblica. Organismi ministeriali incaricati della salvaguardia del patrimonio sono la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, sotto l’attenta guida dell’archeologo Corrado Ricci dal 1906 al 1919, e le Soprintendenze, che svolgono una pratica difesa sul territorio. In quegli anni a capo della Regia Soprintendenza per la conservazione dei Monumenti delle Marche è l’ingegnere Icilio Bocci.
A livello nazionale, ancora prima dell’ingresso dell’Italia nel conflitto, la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti elabora diverse tipologie di intervento per salvaguardare il ricco patrimonio storico-artistico e monumentale: servizio di vigilanza ai monumenti; protezione delle facciate monumentali con muri in mattoni e sacchetti riempiti di sabbia (“saccate”); rimozione o velatura delle vetrate artistiche; smontaggio dei beni mobili da trasferire in depositi protetti. Impressionata dalle distruzioni di opere d’arte compiute in Belgio e in Francia, la Direzione Generale collabora con le Soprintendenze dei territori maggiormente a rischio, quali Veneto, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Marche.
A testimonianza della situazione marchigiana e nello specifico della città di Ancona, un’utile fonte per poter ricostruire le vicende legate ai beni culturali e alla loro tutela è costituita dal fondo Soprintendenza ai Monumenti per le Marche, serie Tutela Monumentale, conservato presso l’Archivio di Stato di Ancona, in particolare la busta 174, denominata Provvedimenti d’urgenza, I Guerra Mondiale. La documentazione, cronologicamente relativa agli anni 1915-1919, è principalmente costituita dalla corrispondenza tra il Soprintendente Bocci e il Direttore Ricci, la Direzione del Genio Militare di Ancona, altri Soprintendenti o Ispettori. Sono presenti circolari ministeriali relative a provvedimenti contro i pericoli della guerra, lettere, telegrammi di stato, note e conti, articoli di giornale e documenti vari.
Nel quotidiano “L’Ordine-Corriere delle Marche” del 19-20 maggio 1915, un articolo, dal titolo Per la difesa del patrimonio artistico da eventuali bombardamenti aerei , spiega le misure prese dal Governo per la salvaguardia dei beni nazionali da bombardamenti aerei: spostamenti di opere mobili, quali dipinti e statue; realizzazione di strutture a protezione di monumenti; difesa organizzata in particolare contro il pericolo degli incendi; sopralluoghi effettuati sul territorio e disposizioni impartite dal Direttore Ricci e dai Soprintendenti, nel riserbo più assoluto.
Con lettera “urgentissima” protocollata ad Ancona il 21 maggio 1915, il Direttore Ricci comunica al Soprintendente Bocci i “provvedimenti di urgenza per la guerra”: consiglia di sorvegliare, conservando la residenza in città, la parte marittima delle Marche e di valutare quale siano i provvedimenti migliori per la conservazione dei monumenti in caso di pericolo; poiché le bombe incendiarie lanciate da aeroplani o dirigibili possono costituire il pericolo maggiore, raccomanda, inoltre, dopo aver selezionato i monumenti principali e più esposti della regione, di prendere accordi con i sindaci dei rispettivi Comuni per una “speciale vigilanza dei Pompieri”. Pochi giorni dopo Ancona viene tragicamente bombardata dalla flotta austriaca. Il 30 maggio 1915 lo stesso Ricci avvisa il Soprintendente che è stato telegrafato al Prefetto di Ancona affinché “disponga che una guardia si trovi sempre in S. Ciriaco”.
A seguito dell’esperienza veneziana e internazionale, il Direttore Ricci scrive ai diversi Soprintendenti dei Monumenti, dei Musei e delle Gallerie in merito ai provvedimenti assunti dal Ministero per la tutela del patrimonio nazionale. In una circolare ministeriale “urgente-riservata”, datata 31 maggio 1915, illustra le disposizioni prese sin dal marzo dello stesso anno. Con circolare ministeriale “riservata alla persona” n. 7613 del 1 giugno 1915 , scrive sulle modalità di salvaguardia delle vetrate artistiche dalle sollecitazioni causate da esplosioni: rimozione delle vetrate dipinte di maggior pregio e di non eccessive dimensioni, o velatura con tele e forte mastice, per impedire la caduta dei vetri, negli altri casi.
A seguito degli accordi intervenuti tra il Ministero della Istruzione Pubblica e il Ministero della Guerra, il 4 febbraio 1916 la Direzione del Genio Militare di Ancona richiede al Soprintendente Bocci un elenco dei monumenti più significativi di Ancona, “contrassegnando quelli che per singolari pregi debbano essere soggetto di massima cura”, al fine di poterli salvaguardare con idonei mezzi da eventuali bombardamenti da navi o da aeroplani. Il giorno successivo, con due diverse raccomandate del 5 febbraio 1916, tale elenco viene trasmesso dal Soprintendente sia alla Direzione del Genio Militare di Ancona sia alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti.
Come ricordato nell’articolo del quotidiano “L’Ordine-Corriere delle Marche” del 19 settembre 1916, intitolato Per la difesa dei nostri monumenti, sabato 16 settembre 1916 il Direttore Ricci compie un sopralluogo ad Ancona; accompagnato dal Soprintendente Bocci, visita alcuni monumenti e si congratula con la Direzione del Genio Militare di Ancona per l’ottima realizzazione delle strutture difensive.
Lo stesso Ricci, con una lettera del 27 settembre, chiede al Soprintendente se sono state eseguite le disposizioni da lui date durante il sopralluogo, relative all’arco di Traiano, al locale in cui sono custoditi i quadri della chiesa di S. Domenico, ai marmi del monumento sepolcrale al beato Ginelli nella cattedrale, alla facciata della Loggia dei Mercanti. Il giorno 1 ottobre 1916, con lettera autografa spedita da Barzano (Como), l’architetto Guido Cirilli informa il Soprintendente Bocci di aver incontrato a Roma il Direttore Ricci, il quale gli ha chiesto di: verificare le condizioni della protezione dell’arco di Traiano, che l’architetto Cirilli ritiene idonee a seguito di un suo sopralluogo ad Ancona il 29 settembre; raccomandare la protezione della facciata della Loggia dei Mercanti, a nome dello stesso Ricci. Il Soprintendente Bocci, con lettera datata 5 ottobre 1916, risponde al Direttore Ricci riguardo alle disposizioni suggerite durante il sopralluogo e conferma di aver ricevuto la lettera di Cirilli. Sempre Bocci, nella raccomandata del 14 ottobre 1916, completa e riassume le notizie già date alla Direzione Generale circa i provvedimenti presi contro i pericoli della guerra: il dipinto del Guercino, proveniente dalla chiesa di S. Domenico, viene collocato “nella stanza terrena, adiacente alla chiesa di San Domenico, ove si trovano riposti altri oggetti d’arte”, difendendo l’ingresso verso la chiesa con sacchetti di sabbia; la conservazione dei marmi del monumento sepolcrale al beato Ginelli, collocati nella cripta della Madonna delle lacrime della cattedrale; provvedimenti per l’arco di Traiano e la Loggia dei Mercanti. Vengono inoltre fornite informazioni riguardanti le fotografie dei monumenti protetti e del calco fatto dell’iscrizione dedicatoria nell’attico dell’arco di Traiano.
Con raccomandata datata 25 novembre 1916, il Soprintendente Bocci invia al Direttore Ricci 12 fotografie, due per ciascuno dei sei monumenti protetti dai pericoli della guerra mediante opere murarie e sacchetti di sabbia, “basate su fondazioni anche di non lieve profondità, eseguite in calcestruzzo o cemento”.