Biografia dell'artista

print this page

Marco Davanzo nasce ad Ampezzo il 25 luglio del 1872 e sin da ragazzo si era venuta accrescendo in lui una prepotente vocazione per la pittura.
La formazione artistica, maturatasi nella seconda metà dell'Ottocento nell'area veneto-friulana, è strettamente connessa agli sviluppi di questo filone espressivo, visto che il giovane carnico frequenta l'Accademia di Belle Arti dal 1888 al 1892 con i maestri Ettore Tito per la pittura e Antonio Dal Zotto per la scultura.
Dopo l'esperienza veneziana ci sarà un soggiorno romano, dovuto al servizio militare, che contribuirà a formare il linguaggio del giovane carnico. A Roma il Davanzo, dove risiede dal 1892 al 1894, frequenta una scuola serale di nudo e figura. I suoi contatti con la realtà lagunare, nonostante il definitivo rientro ad Ampezzo dopo il 1895, rimasero costanti e vivaci.
Grazie ad una maturità raggiunta e ad una certa notorietà conquistata, non solo in campo regionale, il Davanzo viene invitato all'Esposizione Universale di Torino nel 1898. Il racconto della vita degli umili, con una dimensione quasi sacrale della condizione contadina, lo si ritrova in molto opere di fine secolo provenienti da varie scuole regionali italiane, filone al quale lo stesso Segantini, suggestionato dal francese Millet, aveva dato notevole impulso e popolarità.
Partecipa alla Biennale veneziana del 1903, al Salon d'Automne di Parigi del 1904 e a Monaco nel 1908. Il maestro Ettore Tito e l'artista Camillo Innocenti, durante una loro visita ad Ampezzo nel 1903, apprezzarono i nuovi lavori di Marco Davanzo.
Nel 1900 Marco Davanzo si sposa con Anna Benedetti, compagna fedele nella sua lunga vita; dal loro matrimonio nasce nel 1901 la figlia Elisa, dipinta teneramente imbronciata nel piccolo olio del 1906-07.
La galleria dei suoi ritratti rivela le notevoli capacità formali raggiunte dall'artista, grazie alla preparazione coltivata in ambito lagunare e alle affinità con i ritrattisti veneti più raffinati ed espressivi come, ad esempio, Alessandro Milesi. Ma la maggior evoluzione stilistica e il raggiungimento di un linguaggio autonomo e personale Marco Davanzo li afferma, soprattutto, con la sua pittura di paesaggio. In particolare le vedute delle Alpi Carniche, artisticamente ancora inesplorate, si fanno protagoniste del suo racconto pittorico per oltre quarant'anni e segneranno l'inizio di quel fortunato filone paesaggistico, tuttora artisticamente vitale.
Partecipa alla Quadriennale di Torino nel 1908, all'Esposizione Internazionale di Monaco del 1912 e alla Prima Esposizione degli artisti friulani, tenutasi a Udine nel 1913.
A documentare la continuità dei contatti con l'ambiente cittadino veneziano sono le sue partecipazioni, nel 1910 e nel 1911, alle mostre organizzate dall'Opera Bevilacqua La Masa a Cà Pesaro. Davanzo, pur non condividendo soluzioni d'avanguardia, modifica, lentamente al suo interno, il fraseggio che, nel tempo, si fa più immediato e sintetico, vicino ad una pittura di impressione. Oltre al paesaggio e agli scorci urbani , saranno anche le scene di vita quotidiana, i lavori nei campi, le feste e i riti religiosi, che scandiscono un calendario di antiche tradizioni, a catturare l'attenzione del pittore.
Il primo conflitto mondiale prova duramente le popolazioni di montagna e, nel 1917, causa la sconfitta di Caporetto, anche la famiglia Davanzo è costretta ad abbandonare la propria casa e a riparare nelle Marche, dove trova ospitalità presso la famiglia Carnevali a Macerata; l'artista protrasse il suo soggiorno a Macerata sino al 1921.
Nel 1920 realizza un'importante mostra personale a Milano, fortunatissima, che viene riproposta nel 1922. Partecipa nel 1924 a Gorizia alla Mostra di Artisti della Venezia Giulia e, alla Prima Biennale Friulana d'Arte del 1926, gli viene riservata una sala personale. Nel 1927 è a Bologna all'Esposizione d'arte e del paesaggio e nel 1929 a Milano vince una medaglia d'argento all'Esposizione d'arte montana.
Nel 1931 viene premiato con la medaglia d'oro alla V Esposizione del sindacato regionale della Venezia Giulia, in sintonia con quanto andavano esaltando e diffondendo le numerose mostre sindacali del Ventennio. Davanzo, però, ai dettami formali Novecentisti rimase sostanzialmente estraneo, concedendo, tutt'al più, per soddisfare le richieste ufficiali, alcune composizioni a volte eccessivamente oleografiche.
L'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale spezzò definitivamente le speranze in un futuro migliore e nelle presunte qualità dell'uomo “moderno”. Qualità sempre più difficili da comprendere per l'anziano ed appartato artista, nato nel lontano 1872, e, forse, non più alla “moda”.
Il 2 luglio 1955, su uno sguardo ormai remoto, in un mondo che non era più il suo, si spense definitivamente la luce di una vita che aveva inseguito per anni il fascino e il mistero della montagna. Le opere di Marco Davanzo continuano a raccontare, con parole resa dal tempo sempre più vere e preziose, l'antica poesia della realtà.

Brani tratti da:
Raffaella Cargnelutti (a cura di), Omaggio a Marco Davanzo, catalogo della mostra, Ampezzo, Palazzo Beorchia, 4-27 agosto 1995, Tipografia Moro Andrea, 1995