Archivi - L'Abbazia del Pero a Monastier
print this pageNell'ambito della sezione "Archivi" si è scelto di analizzare il caso dell'Abbazia di Santa Maria del Pero a Monastier, risalente al X secolo d.C., in quanto emblematico da un lato, per la ricchezza di documenti conservati nell'archivio della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, dall'altro per l'impegno profuso dalle Soprintendenze di settore nell'attività di tutela del patrimonio storico-artistico. La documentazione raccolta, integrata con le testimonianze trovate presso l'Archivio Storico Diocesano di Treviso, ha consentito di ricostruire il quadro complessivo degli eventi che hanno coinvolto la chiesa abbaziale dal primo dopoguerra ai giorni nostri.
La Chiesa di Santa Maria del Pero, infatti, in seguito ai gravi danni subiti nel corso della Grande Guerra, si trovò al centro di un acceso dibattito tra coloro che sostenevano la necessità di un intervento di restauro e di riapertura al culto, e chi, al contrario, propendeva per la sua demolizione e ricostruzione in altra località più centrale rispetto all'abitato.
L'allora parroco di Monastier, Don Leone Lorenzetto, con l'appoggio anche di altri membri della Curia, svolse un ruolo determinante nella scelta di spostare la sede parrocchiale in località Fornaci, a 3km di distanza dalla collocazione originaria, ottenendo così la costruzione della nuova chiesa monumentale di Santa Maria Assunta. Di opinione ben diversa si dimostrò la Soprintendenza, che fin dall'inizio si oppose alla demolizione dell'antica chiesa abbaziale e all'alienazione dei beni in essa conservati; quando, nel corso degli anni l'assenza di fondi rese impossibile l'auspicato restauro della chiesa, la Soprintendenza si assicurò di garantire una degna ricollocazione al suo patrimonio artistico.
Si dovette arrivare al 1983 per conseguire l'importante obiettivo di sottoporre la chiesa a vincolo ai sensi della Legge n.1089/1939 in materia di Tutela delle cose di interesse storico o artistico. Il complesso vi arrivò già pesantemente demolito: oggi ne restano solo la facciata principale e la parete adiacente al convento, oltre al campanile.
Nel 1998 la Soprintendenza Beni Ambientali e Architettonici del Veneto Orientale ne ha promosso un importante intervento di restauro conservativo.