La Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma venne istituita, nel 1895, in palazzo Corsini alla Lungara a seguito della donazione del 1893 al Governo italiano dello stesso edificio, le sue pertinenze e i suoi terreni annessi, da parte di Tommaso e Andrea Corsini, con accordo firmato il 19 maggio e formalizzazione notarile del 17 settembre di quello stesso anno.
Nel palazzo avevano sede la celebre Biblioteca Corsiniana, aperta già da tempo agli studiosi, e la Quadreria, conosciuta dai viaggiatori settecenteschi e ottocenteschi. Al momento dell’accordo, stabilendo che il palazzo dovesse ospitare l’Accademia delle Scienze e dei Musei, la Biblioteca fu destinata all’Accademia dei Lincei, la Quadreria divenne proprietà dello Stato per costituire la Galleria Nazionale d’Arte Antica con lo scopo unico di “giovare ai buoni studi e alle belle arti, dare solenne testimonianza di affetto alla città di Roma” e, infine, permettere che l’ingente patrimonio culturale raccolto in più di due secoli dalla famiglia “fosse conservato degnamente”.
Palazzo Corsini alla Lungara, architettonicamente improntato al classicismo tardo barocco settecentesco, con il bellissimo giardino retrostante che sale fino alle pendici del Gianicolo, ora Orto botanico dell’Università “La Sapienza” di Roma, come è stato ben analizzato da Enzo Borsellino, è il risultato di un riadattamento del preesistente palazzo cinquecentesco Riario condotto, dal 1736 al 1770, su progetto di Ferdinando Fuga. L’edificio, però, fu abitato dai Corsini già dal 1738.
In palazzo Riario, edificato, tra il 1511 e il 1518, dal cardinale Raffaele Riario, abitarono come affittuari nel corso del Seicento molti personaggi illustri: nel 1593 il cardinale Emilio Sfrondato, nel 1645 il marchese Andrea Corsini e nel 1659 Cristina di Svezia che vi dimorò fino al 1689, anno della sua morte. Unica testimonianza dell’originario palazzo cinquecentesco rimane la cosiddetta “Sala dell’Alcova”, nell’ala meridionale del piano nobile dell’edificio - quella occupata dalla Galleria Nazionale d’Arte Antica -, sopravvissuta alle molte modifiche apportate dalla regina nel corso del Seicento e dai Corsini nel Settecento. L’ambiente, uno dei più suggestivi dell’intero palazzo per le decorazioni affrescate nella volta, attribuite ad ambito di Federico Zuccari e risalenti al periodo in cui vi abitò il cardinale Alessandro Riario, tra il 1565 e il 1585, è diviso da eleganti colonne lignee dipinte in finto marmo aggiunte durante gli anni di Cristina in sostituzione di un tramezzo.
Bartolomeo Corsini (1683-1752) e il fratello cardinale Neri Maria Corsini junior (1685-1752) furono i primi ad abitare nel nuovo palazzo di famiglia alla Lungara. I Corsini, infatti, a seguito dell’elezione, nel 1730, al Soglio pontificio del cardinale Lorenzo con il nome di Clemente XII, cercarono subito un’abitazione più consona al nuovo prestigio sociale raggiunto dalla famiglia che, a quel tempo, dimorava in affitto a palazzo Pamphilj presso piazza Navona avendo dato in locazione il palazzo di loro proprietà in piazza Fiammetta. Al piano nobile, destinato alla residenza del cardinale Neri Maria, fu allocata la Biblioteca e la Quadreria, citata nei documenti come “Galleria”, alla quale, nei lavori di ridefinizione interna degli spazi, venne riservata una singolare cura per essere, come in ogni altra dimora nobiliare del tempo, uno dei principali ambienti di rappresentanza.
Le prime notizie di una raccolta di dipinti Corsini, seppur non con la valenza di una vera e propria collezione, risalgono al 1669-1670 e precisamente al testamento del già ricordato Andrea Corsini, che dal 1647 abitava in un proprio palazzo in piazza Fiammetta, dove sono elencati, fra libri, manoscritti, argenti, gioie e arazzi, anche alcuni dipinti, tra cui una “Madonna su tavola di Andrea del Sarto”.
Palazzo Corsini rimase sede unica della Galleria Nazionale d’Arte Antica fino all’acquisto da parte dello Stato italiano di palazzo Barberini, dove nel 1953 la collezione della stessa istituzione, nel frattempo notevolmente arricchitasi da altre donazioni e acquisti, venne presentata al pubblico in più sale. Da quell’anno, fino alla fine dello stesso secolo, la Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini ebbe un allestimento vario e rispondente alle necessità didattiche di un museo pubblico.
Nel frattempo, a seguito degli studi intrapresi sugli inventari della collezione Corsini e della volontà di dare a essa una specificità all’interno della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, vennero raccolti nella sede espositiva solo i dipinti, le sculture e le altre opere, compreso il mobilio, appartenenti a questa collezione.
Il criterio dell’allestimento con cui oggi si presenta la Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini è dunque basato su una ricostruzione filologica dello stesso desunta dagli inventari settecenteschi e ottocenteschi e sull’adeguamento alle stesse impostazioni di quegli ambienti che in origine, quando il palazzo era occupato dalla famiglia Corsini, non erano destinati ad ambienti di rappresentanza della collezione ma si aggiunsero in un secondo tempo, cioè nella prima metà del Novecento, agli spazi della Galleria Nazionale d’Arte Antica.
Eracle nel museo
Nel percorso espositivo della Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Corsini compaiono alcune opere che hanno per soggetto Eracle/Ercole. Si segnalano, quindi, nella cosiddetta “Galleria del Cardinale” il bronzetto con Ercole fanciullo strozza il serpente (inv. 700), che viene assegnato ad ambito di Alessandro Algardi con una datazione successiva alla metà del Seicento, e nel “Gabinetto dei Ritratti” o “Sala Verde” la statuetta in marmo con Ercole trasporta il toro di Creta (inv. 658), di scultore romano del Cinquecento.
In particolare, però, nella cosiddetta “Anticamera” sono esposti quattro piccoli dipinti su tavola che, facendo parte di un acquisto del cardinale Neri Maria junior di dodici simili quadri, provengono, stando ai documenti e alle indagini storico-critiche, da palazzo Costaguti dove decoravano gli sportelli di finestre.
Tra queste tavolette, ornate da belle cornici, due hanno come soggetto Eracle/Ercole e le sue fatiche, precisamente l’ottava: Ercole e le cavalle di Diomede (inv. 598), e un episodio secondario dell’undicesima: Ercole e Anteo (inv. 602).
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