Viadana

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La situazione socio-economica durante la Guerra                      

Gli anni del nuovo secolo che precedettero la guerra rappresentarono anche per Viadana un periodo di relativo benessere, reso evidente dal miglioramento delle condizioni socio-economiche della popolazione (vedi scomparsa dell’emigrazione oltreoceano, riduzione dell’analfabetismo) e dalla comparsa di elementi  di modernità  tipici della cosiddetta Bella-Epoque (vedi diffusione  nel capoluogo del gas e dell’illuminazione elettrica, prima meccanizzazione agricola).  L’economia locale, nonostante la presenza di alcuni opifici (tre fornaci, una fabbrica della mostarda, trentadue caseifici e una ventina di scopai) era prevalentemente agricola e basata  più che altrove sulla piccola-piccolissima  proprietà, che nei periodi di crisi aveva garantito almeno la  sussistenza dei piccoli contadini.  Già nel ’14 trovandosi l’Italia in un contesto di guerra si imposero pesanti  limitazioni alle importazioni ed esportazioni dai paesi belligeranti che resero necessaria l’adozione di provvedimenti di contingentamento dei prodotti strategici e di calmieramento dei prezzi di prima necessità. A Viadana rientrarono 460 emigrati che incrementarono la disoccupazione locale, endemica in quella parte di popolazione costituita da braccianti e salariati che vivevano per lo più di lavoro precario e saltuario. Le condizioni generali della popolazione peggiorarono rapidamente con l’entrata in guerra e culminarono nel ’17 con il razionamento dei generi alimentari ed in particolare del pane che nel corso del conflitto vide il  prezzo raddoppiare, peggiorare la qualità e ridursi all’esigua assegnazione di 250 gr al giorno pro capite. La situazione locale del periodo bellico è ben descritta in una relazione del 26 giugno 1917 che l’assessore Eugenio Passerini presentò al Prefetto e nella quale evidenziò come la produzione agricola fosse in costante diminuzione a causa dell’enorme numero di richiamati e nonostante si sopperisse alla carenza di manodopera con il lavoro delle donne, dei fanciulli e dei vecchi. Solo l’elevato prezzo dei prodotti compensava parzialmente i contadini della deficiente produzione.  La fragile economia rurale era ulteriormente colpita dalle requisizioni del bestiame (che nel corso del conflitto raggiunsero il 6° decimo). Anche l’industria languiva, nessuna nuova impresa era sorta perché la scarsità di manodopera aveva fatto crescere a dismisura i salari, raggiungendo a volte cifre “fantastiche”. L’inflazione galoppava, il costo della vita fra il ’14 e il ’20 crebbe di quattro volte e mezza, il mercato libero era cessato, mentre dilagava la borsa nera.

Molte cooperative di lavoro, sorte fra braccianti per l’assunzione di affittanze, lavori stradali e agricoli, entrarono in crisi o scomparvero; stessa sorte subirono le leghe, fra cui quella degli scopai di Cicognara.

Nel 1915 fu eletto sindaco Eligio Ponchiroli a guida di  una giunta socialista che si prodigò in vari modi per alleviare i disagi della popolazione: favorì la diffusione  delle  cooperative di consumo, con lo scopo di contenere il caroviveri e le speculazioni, acquistò e vendette  senza lucro  beni di prima necessità, istituì il “Comitato di preparazione civile” per sostenere le famiglie  più bisognose, le vedove e gli orfani di guerra.

Fallito il tentativo di imporre una tassa di guerra soprattutto a carico dei proprietari terrieri per la loro decisa opposizione e i numerosi ricorsi, il Comune si assunse l’onere di un mutuo di 13500 £, per fronteggiare le emergenze sociali. La necessità di reperire risorse finanziarie d’altro canto aveva già fatto lievitare  il livello di tassazione con vari aumenti della tassa sul bestiame, sulla  famiglia, sui domestici ecc.

All’inizio del conflitto l’edificio della Scuola Elementare del capoluogo dovette ospitare un migliaio di soldati e gli alunni vennero trasferiti presso altri locali comunali e privati.

Durante la guerra si organizzarono nel Teatro Verdi numerose rappresentazioni di tema patriottico a sostegno dei soldati al fronte, molto partecipate dalla popolazione: opere liriche, commedie, proiezioni cinematografiche, ma anche canti e danze eseguiti da ragazze e ragazzi viadanesi preparati da insegnanti delle scuole primarie o da suore.

Quando la guerra era ormai alle battute finali comparve l’epidemia spagnola che provocò numerosi decessi e panico in una popolazione già provata. Contrariamente alle speranze l’economia di guerra, la povertà e una nuova disoccupazione proseguirono inalterate fino al 1920 e oltre offrendo un fertile terreno dapprima alle rivendicazioni del cosiddetto “biennio rosso” e successivamente all’affermazione del fascismo.