Città tra monti e mare, distesa nel centro storico più grande d'Europa fino al primo limite degli Appennini, Genova si protende verso l'Europa e l'orizzonte del Mediterraneo raccontando storie di lavoro, ingegno e tenacia, capaci di modellare il territorio circostante in funzione delle sue attività.
Dalle esigenze di nuovi spazi all'affermazione dei suoi traffici commerciali e marittimi, nel corso del XIX e XX secolo la città muta e si trasforma a più riprese e, in particolare dopo il secondo conflitto mondiale, conosce una stagione urbanistica che spesso sacrifica le bellezze paesaggistiche alle nuove necessità industriali.
Genova è il suo porto, le sue navi e chi sopra e attorno vi fatica, ma è anche di chi le costruisce, nei cantieri a filo tra le abitazioni dei quartieri di Ponente, dove le acciaierie, gli zuccherifici e le altre fabbriche determinano l'urgenza di nuove strade, sopraelevate, vie di trasferimento delle merci su rotaie.
L'occhio degli artisti coglie ogni aspetto del vivere quotidiano, con la capacità di fissare nel segno e nel colore l'essenza della vita, fissando nella tavolozza anche le bellezze paesaggistiche che fanno della Liguria un territorio da preservare nella sua unicità e preziosità naturalistica.
Così, pur in un nucleo non numerosissimo di opere, anche nella Quadreria CGIL di Genova sono presenti dipinti e sculture che testimoniano ora in chiave lirica gli scorci della città vecchia e gli angoli incantati dei giardini, ora in tinte più forti il realismo di scene di lavoro e del contesto in cui si svolgono le diverse attività.
Il percorso tematico coniuga opere che mettono in contrasto la quiete della macchia mediterranea con il fervore delle attività lavorative e la fatica dell'agire umano. Le relative conseguenze sulla qualità dell'ambiente richiamano a una riflessione sui temi ecologici della sostenibilità, ma anche della necessità di preservare alcune delle sue tradizioni più antiche e care, come le processioni delle Casacce, dipinte da Enrico Bruno Novali.
Il percorso tematico prescinde dalle tecniche e lo stile dei singoli artisti; diventa anzi particolarmente interessante osservare come ogni opera, pur nei diversi esiti formali, riesca a trasmettere il senso di appartenenza alla cultura del territorio di cui ogni artefice è personalissima espressione.
Si inizia dai boschi dell'entroterra ligure, descritti nella cromia autunnale da Angela Emilia Pagli, nella tela "Dove tenere tremano erbe, per scoprire i giardini della stessa pittrice, a volte nascosti oppure "incantati", come nell'opera informale di Gian Franco Fasce. Ma anche il centro storico, dove spesso "la luce del buon Dio non dà i suoi raggi" (cit. Fabrizio De André), si illumina all'improvviso di "Luci e ombre", come nella tela di Luciano Lovisolo o in "Aprile", ancora di Angela Emilia Pagli, sottolineando la capacità di scoprire la bellezza nei dettagli del quotidiano. La verticalità con cui gli antichi caruggi salgono verso il Castello è raffigurata dalle linee essenziali di Aldo Bosco.
I "Frangenti" di Laura Mascardi, la Cala dell'oro di "San Fruttuoso di Camogli" di Enrico Bruno Novali e la "Scogliera" di Luigi Maria Rigon declinano le intense sfumature coloristiche del rapporto con il mare, che diventa lavoro nelle raffigurazioni del porto di Dario Re, o quelle delle grandi navi di Novali, collegandosi al percorso tematico "Il lavoro nell'arte".
Le conseguenze dell'antropizzazione ritornano nelle tematiche ecologiste di Rosalba Locatelli che nel suo "Ultimo volo" prefigura un futuro incapace di mantenere un equilibrio tra il progresso e il rispetto dell'ambiente, nel quale le prossime generazioni debbano vivere la loro giovinezza, come nell'opera di Carlo Cuneo. Ma i vibranti paesaggi di Luciana Degola e le "Colline gavesi" Pier Luigi Gualco, assieme ai "Monumenti alla natura" di Natale De Luca, riportano il percorso a sprazzi coloristici pieni di forza, come le "Terre naturali" di Egidio Colombo, che testimoniano la possibilità di trarre dalla materia più vicina all'uomo la possibilità di creare le proprie opere ed esprimere le proprie idee. La quiete dei paesaggi collinari di Paola Ginepri si affianca alla luce delle marine e delle barche in attesa di Elio Currò, catturando nella stesura cromatica una visione poetica della natura.