L'arte che indaga la vita in tutte le sue dimensioni è ben rappresentata in questo ideale percorso tematico, che non vuole aggettivare fittiziamente o delimitare la funzione del gesto in un unico orizzonte sociologico o poltico, piuttosto sottolineare che l'arte è sociale di per sè.
In queste opere, l'esercizio di intelligenza del linguaggio pittorico, piuttosto che di quello plastico, testimonia e rende urgente la riflessione su condizioni e accadimenti di epoche diverse, le cui conseguenze, quando non le radici, riescono a trascendere il tempo, rendendone universale la comprensione.
Per riuscire in questo intento, spesso gli artisti ricorrono all'osservazione diretta di quanto raffigurato: Cecilia Ravera Oneto si recò in Sicilia per trasporre sulla tela le immagini della Valle del Belice colpite dal terromoto nel 1968, unendo a un'astrattismo concreto l'etica dell'impegno sociale.
Allo stesso modo, le opere di Luciano Lovisolo, Alberto Cavallari e Rosalba Locatelli, testimoniano il mutamento indotto dall'industrializzazione sugli assetti più antichi del territorio, prefigurando la necessità di un impegno per la salvaguardia dell'ambiente.
Eugenio Disconzi in "Grisù a Marcinelle" parafrasa il linguaggio di Picasso in "Guernica" per rievocare un eccidio altrettanto efferato, quando la morte sul lavoro si unisce alla carente attenzione per le condizioni di sicurezza dei lavoratori.
Dalle "Denunce" di Angelo Baghino alla "Mano prigioniera" di Susanna Lunini, e il richiamo all'assurdità della guerra nelle grafiche di Omero Pace, il percorso continua con il tema dell'incomunicabilità sociale, espresso nella "Maschera" di Marco Belladelli e nelle figure dai volti indefiniti di Luciano Caviglia, per terminare con la meditazione sul destino ultimo dell'uomo, espresso nel tragico "Assioma" di Luigi Maria Rigon.
Richiama i temi dell'identità sociale anche la commistione di sacro e lavoro delle "Casacce" di Enrico Bruno Novali, le tradizionali processioni liguri del Venerdì Santo in cui i portatori dei pesanti Crocifissi decorati d'oro e d'argento sono spesso i "camalli" del porto di Genova. Fatica e devozione, sacrificio e impegno, per ricordare l'aspirazione dell'uomo, sempre possibile, di determinare le condizioni della propria esistenza e del vivere comune.