Il tema del lavoro nell’arte si lega fortemente con l’attività propria dell’organizzazione sindacale e si presta a una complessa analisi storico artistica sulle modalità e le idee sottese a questo particolare soggetto.
Superate le diatribe ottocentesche sul Realismo come “arte democratica” e l’espressionismo, che utilizza colore e segno in una funzione non descrittiva ma piuttosto emotiva, l’arte del secolo XX si appassiona alla tematica con le correnti pittoriche degli anni Trenta, fino al “novecentismo” e alle nuove prospettive che vengono sperimentate e discusse nella fervida stagione delle riviste culturali.
Nel corso dei decenni muta il rapporto dell’artista con la sua opera e con la stessa società, fino allo sviluppo di un “Realismo esistenziale” in cui astrattismo e figurazione convivono, cercando di valorizzare il mondo del lavoro sfuggendo sia dalla retorica che dal decorativismo. Dl resto, i temi del lavoro e della sua fatica, ma anche quelli dell’impatto industriale sul territorio, si offrono da sempre all’arte come soggetti attivi, capaci di orientarne e determinarne la percezione.
In questo senso, pur se numericamente limitate, alcune fra le più interessanti opere della Quadreria CGIL di Genova possono rientrare in questa esemplificazione.
Il percorso tematico si apre idealmente con le due opere di Giovanni Governato che costituiscono il nucleo originale della collezione: "Donne spezzine per l'Oto Melara" e "L'attesa", in una parificazione di genere che proprio nel lavoro pone le sue fondamenta.
Le navi nel porto e le industrie fra le case di Genova, città vocata alle attività portuali e siderurgiche, stretta fra il mare e le prime colline dell'Appennino, ci sorprendono nei diversissimi esiti formali di luci e colori delle opere di Dario Re, “Nel porto” e di Gian Marco Crovetto, “Gru nel porto”.
Le acciaierie di Cornigliano, raffigurate da Enrico Cenni, e i giorni dello sciopero dei lavoratori della cantieristica navale, illustrati da Attilio Mangini, fanno da contrappunto ai temi dell'ecologia e della sostenibilità ambientale, affrontati da Rosalba Locatelli ed Elio Currò, mentre le città mute di Aldo Bosco testimoniano l'importanza della memoria storica nella trasformazione urbanistica legata all'industrializzazione della città, salda nelle radici e proiettata oltre l’orizzonte marino.
Il tema del lavoro nell'arte riguarda anche chi il lavoro lo attende, come nella silenziosa scena, carica di speranza, fuori da un cancello chiuso, raffigurata da Giovanni Governato.
Infine, Eugenio Disconzi nella tela "Grisù a Marcinelle" focalizza l'attenzione sul dramma sempre attuale del lavoro che uccide, quando le sue dure condizioni di svolgimento non si accordano con il diritto alla sicurezza e alla prevalenza della vita di molti sul profitto di pochi.