Cibo, satira e propaganda politica

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Fin dagli inizi della Grande Guerra cartoline, disegni, volantini, manifesti, stampe e giornali di trincea furono mezzi di diffusione per la propaganda politicaIn cucina fate tutti il vostro dovere / A. Mazza

In quegli anni, infatti, le illustrazioni grafiche avevano raggiunto gran successo arrivando ad una sorprendente produzione mondiale proprio nel periodo in cui l’analfabetismo raggiungeva i due terzi della popolazione. Messaggi di poche parole e figurazioni semplici risultarono così ottimi strumenti  per la comunicazione rapida e la trasmissione dell’ informazione, sebbene sempre sottoposti allo strumento della censura. Diffondere la propaganda di guerra attraverso l’illustrazione fu una scelta quasi ovvia per favorire il condizionamento dell’opinione pubblica, per rafforzare il morale delle truppe di tutti gli eserciti e delle popolazioni degli Stati coinvolti, ma anche per “vincere” a colpi di matita tanto il nemico quanto l’avversario politico.

Signori, che contorno ci volete? Un ruolo rilevante ebbe anche la satira politica che si affidava alla caricatura, al disegno grottesco e a vignette irriverenti e umoristiche, cogliendo immediatamente la sensibilità e imprimendosi nella memoria del popolo fruitore. Tra i tanti temi utilizzati per la diffusione di tali messaggi vi era sicuramente il cibo. L’ accostamento delle immagini alla sfera dell’ alimentazione diede vita ad un proliferare di metafore e doppi sensi “raccontando” la guerra con un approccio diverso: prodotti alimentari, utensili, scene conviviali e ambienti domestici fornirono un enorme fonte di soggetti ai quali attingere per veicolare determinati messaggi. Ad esempio, la rappresentazione della testa del nemico servita come una pietanza veniva sfruttata per rafforzare il morale dell’ esercito e della popolazione civile ed infondere nell’immaginario collettivo che esso non era invincibile.

 

 

 

 

 

Joffre cucina in una padella la testa di Guglielmo II. Riferimento alla prima battaglia della Marna