Percorsi tematici

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La storia della Prima Guerra Mondiale la si può raccontare anche attraverso ciò che mangiava la gente sul campo di battaglia, in trincea, a bordo delle navi o, nel nostro caso, nelle città lontane dal fronte. Il cibo mostra, a volte meglio dei bollettini, l’andamento della guerra.  Fortezza inespugnabile

Allo scoppio delle ostilità che  videro  contrapporsi  Russia,  Francia  ed  Inghilterra da  un  lato, ed Austria-Ungheria  e  Germania  dall’altro, tutti  i  paesi  implicati nel conflitto avevano la sicurezza  che  gli scontri  non  sarebbero  durati  a  lungo. Purtroppo,  la  guerra  divenne ben presto lunga  ed  estenuante, ma nessun governo  si era occupato seriamente dell’approvvigionamento  dell’Esercito  e della popolazione  civile nel   lungo periodo. Neppure  l’Italia,  entrata  in  guerra nel 1915,  si  era  curata  di  programmare  la produzione  e  il  consumo  di  beni alimentari. I beni di prima necessità presto scarseggiarono e a volte mancarono del tutto. Le privazioni e la fame non furono riservate solo alle truppe mandate a combattere, ma l'alimentazione fu un problema rilevante anche per la popolazione civile con una progressiva crescita delle famiglie indigenti. Lo stato di guerra impose alla popolazione la limitazione dei consumi, ciò significava regolare la propria alimentazione bilanciando la distribuzione degli alimenti. Ben presto i comuni fissarono il prezzo dei generi alimentari, determinando un’ ingente produzione di manifesti con prezzari che venivano obbligatoriamente affissi in tutti i negozi. La guerra riporò in auge “la cucina del poco e del senza”, con una moltiplicazione di testi ricchi di suggerimenti alle donne italiane su come sostituire nell'alimentazione quotidiana cibi divenuti introvabili o troppo costosi. Anche la propaganda giocò un ruolo fondamentale: nella produzione grafica del periodo nacquero veri e propri proclami patriottici che cercarono di diffondere il fondamentale principio di evitare sprechi, di non mangiare oltre il necessario e soprattutto di far digerire, mettendo l’accento sul senso dell’onore e della patria, la mancanza di tutto.