Urbano Rattazzi

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Alberto Morelli, oltre che ad essere direttore della rivista L’Eco dei Giovani, è anche autore di una serie di articoli all’interno della stessa dedicati alla figura di un grande personaggio dell’Italia risorgimentale: Urbano Rattazzi. Scritti in ricordo della scomparsa di questo avvocato, statista e ministro alessandrino avvenuta il 5 giugno 1873 «pochi giorni dopo la morte di Alessandro Manzoni» [n.d.r., Manzoni morì il 22 maggio 1873] come mette in rilievo il Morelli all’inizio della narrazione, il primo articolo venne pubblicato con l’uscita del mensile nell’ottobre del 1873 e lo descriveva così:

«Urbano Rattazzi per certo è degno di memoria e per virtù cittadine e per elevatezza d’ingegno. Egli prese parte attiva alle vicende politiche dell’ultimo ventennio, e combattè civilmente per la causa della libertà, con zelo, con costanza e con fiducia nei nostri futuri destini. Nella sua lunga carriera politica diè prova di tutte quelle qualità che occorrono a formare l’uomo di stato. Fu di mente acuta e alacre, di tatto pratico, di pronto avviso e di parola facile ed elegante. Egli, infine, a parer nostro, non deve temere il paragone coi nostri più grandi statisti».

Con scrittura semplice, lineare, scorrevole e con la forma tipica del saggio, i cinque articoli pubblicati tra la fine del 1873 e i primi mesi del 1874 raccontano fino al minimo dettaglio la storia politica di Urbano Rattazzi, uomo di legge liberale, laico e nazionalista, legato alla Sinistra democratica e alla figura di Cavour, con una solida cultura illuminista e una retorica sobria ma allo stesso tempo persuasiva, descrivendone anche il contesto storico, politico e geografico di un’epoca, quella del Risorgimento, piena di tumulti e di voglia di cambiamento.

L'interesse del Morelli verso la carriera politica di Rattazzi, durata all’incirca un ventennio tra gli anni '40 e '60 dell'Ottocento, è ben evidente anche dalle opere riguardanti il ministro alessandrino contenute nel fondo e scritte da diversi autorevoli personaggi, i quali ne hanno parlato con giudizi politici differenti.

Le opere di Jacopo Comin e di Felice Mogliotti, ad esempio, celebrano la figura di Rattazzi. Il primo, ne Il parlamento e il regno nel 1860: schizzi e profili politici edito a Milano nel 1860, lo descrive come uomo liberale, chiaro e conciso oratore, semplice e modesto, fino e mordente, sarcastico con maniere da gentiluomo; ma allo stesso tempo non è ardito né deciso, amante del potere ma non seppe conservarlo, «non si lascia trasportare dall’ardore della lotta, sino a compromettere le possibilità dell’avvenire» [p. 37]. Il secondo autore, in Urbano Rattazzi con cenni storici parlamentari dal 1848 al 1861 edito a Pinerolo nel 1862, narra della vita politica di Rattazzi con sguardo oggettivo, rappresentando i fatti così come sono avvenuti e comprendendo critiche e apprezzamenti che gli sono stati fatti nel corso del suo governo. Lo definisce «irremovibile di propositi ed inflessibile di carattere» [p. 5], laborioso e intelligente, e riporta a fine testo il programma che il presidente del Consiglio, appunto Urbano Rattazzi, espose alla camera dei Deputati nella seduta del 7 marzo 1862 dopo la sua nomina qualche giorno prima da parte del re Vittorio Emanuele II [pp. 267 a 285].

Altri testi del fondo Morelli che omaggiano questo personaggio sono Urbano Rattazzi di Vincenzo de Castro, un piccolo opuscolo edito a Monza nel 1867 che riassume in forma elogiativa la sua vita e la sua attività politica, e In morte di Urbano Rattazzi di Giovanni Prati, un canto funebre per la sua scomparsa all’età di 64 anni, causata di una grave malattia.

Tutt'altro che celebrativi sono le opere di uno degli oppositori di Urbano Rattazzi, il deputato di Villanova d’Asti cavaliere Carlo Bon-Compagni. Nei suoi due saggi - Il Ministero Rattazzi ed il Parlamento edito a Milano e La rinuncia del Ministero Rattazzi ed il Parlamento edito a Torino, entrambi del 1862 - sottolinea la sfiducia della Nazione verso il nuovo governo guidato da Rattazzi, criticando le scelte fatte, proponendo delle idee su come avrebbe dovuto procedere tale governo (e anche Garibaldi) dopo l’unificazione dell’Italia riguardo agli argomenti caldi dell'epoca (legge, rivolte, esercito, Chiesa, rapporti con l’estero, ecc.) e rivendicando l’onore offeso nei confronti dell’autore stesso e del Re da parte del gruppo politico di Rattazzi.


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Firma di Urbano Rattazzi