28 - De ludis circensibus

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Onofrio Panvinio, frate dell’ordine agostiniano degli Eremitani, autore di trattatistica teologica e storico ecclesiastica, oltre che antiquaria, fu tra i più insigni studiosi della Roma antica nella Rinascenza matura. Dalla natia Verona giunse all’età di vent’anni nell’Urbe, dove ottenne la laurea nelle discipline delle arti liberali (1553) e della teologia (1557). Uomo di ingegno acuto e di vasta cultura umanistica, si impegnò di buon grado nell’incarico di correttore e revisore dei libri della Biblioteca Apostolica Vaticana, che ricoprì dal 1556, per volere di papa Pio IV. Morì a Palermo al seguito del cardinale Alessandro Farnese, suo patrocinatore.

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Gli interessi antiquari del Panvinio si concentrarono in massima parte sulla storia e sulle istituzioni civili, militari e religiose di Roma antica; nel corso della sua vita lo studioso raccolse ed elaborò una mole di notizie, attinte dal più ampio bacino delle fonti allora disponibili, letterarie e iconografiche insieme, senza trascurare l’osservazione diretta dei resti monumentali.

Tra gli esiti più felici di queste fatiche è il ponderoso De ludis circensibus, dedicato ai circhi romani, alle cerimonie e ai giochi agonali che vi avevano luogo; pubblicato postumo per la prima volta nel 1596, il trattato ebbe presto una seconda edizione, preparata sulla base di un autografo dell’autore stesso, stampata nel 1600 a Venezia dall’editore senese Giovanni Battista Ciotti.

Sul frontespizio, sotto la tabula che ospita il titolo, entro una semplice cornice architettonica, fiancheggiata dalle figure allegoriche di Fama (recante un ramoscello d’ulivo, caduceo e tromba), e Vittoria (alata, con palma e corona d’alloro), vi è un’immagine di Aurora, a mezzo busto; i riquadri agli angoli sono occupati da scene di agoni ginnici (in alto), una naumachia e una venatio (in basso); queste ultime inquadrano una rappresentazione del Ratto delle Sabine, sullo sfondo di un circo.

Redatto in lingua latina, diviso in due libri, il testo del De ludis prende in esame, con dovizia di riferimenti e di citazioni ed un ricco apparato iconografico, tutti gli aspetti che allora si potevano riconoscere correlati al mondo degli spettacoli circensi romani, dalla tipologia architettonica degli edifici alla natura e alle modalità di svolgimento degli agoni equestri, ginnici, venatori, navali, fino alle cerimonie e ai riti sacri compiuti nelle diverse occasioni celebrative.

  
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